Una carezza ricevuta in un luogo che sa di casa. Una settimana che per l’intensità pare un mese e nello stesso tempo pare un soffio perché le cose belle accadono rapidamente. Un tempo per fermarsi e stare, anche in compagnia del Signore.
Sono queste solo alcune delle espressioni di sintesi usate dai giovani che hanno accolto la proposta di una settimana di condivisione nella Casa vocazionale Ora decima. Nicholas si è reso conto di aver trovato «un modo di vivere in famiglia che avevo dimenticato. Ho ricordato il colore che hanno le giornate quando ne è padrona l’aiuto gratuito nelle piccole cose, libero da aspettative, donando il proprio tempo, la preghiera ed il dialogo con il Signore».
Oltre a lui, Rebecca, Alice, Altea, Sara, Marco, Riccardo e Giacomo hanno abitato da domenica 23 febbraio a sabato 1 marzo questa realtà diocesana. Don Luca Lunardon, referente del Servizio diocesano per la pastorale vocazionale e responsabile della comunità propedeutica del semina rio “il Mandorlo” e suor Naike Monique Borgo, suora orsolina del Sacro Cuore di Maria, hanno guidato la proposta sulle scelte, tema che interpella profondamente i giovani, ma anche gli adulti.
Attraverso i quotidiani momenti di preghiera, ma anche negli incontri più informali, la riflessione sulle scelte si è intrecciata di dialoghi, confronti, testimonianze, racconti… Il mercoledì sera i giovani sono stati molto colpiti dalle testimonianze delle suore del Centro Miryam, che vivono la loro missione nel mondo del lavoro, un mondo che potrebbe essere considerato estraneo al Vangelo, realtà invece abitata con vivacità e propositività da queste consacrate. Le provocazioni più forti sono arrivate dagli “ospiti a sorpresa”: Vania De Luca, vaticanista del Tg3, che ha raccontato come è diventata vaticanista dopo oltre 20 anni a RaiNews, lavoro che le ha permesso di poter seguire la crescita dei tre figli, e Nicola Zattra, appena rientrato dopo un anno come Fidei Donum laico nella missione diocesana a Boa Vista, nello stato di Roraima (Brasile).
«La scelta non può essere solo pensiero, altrimenti si rimarrebbe paralizzati nell’indecisione; non può essere solo azione, altrimenti si agirebbe d’impulso, senza il supporto della ragione. La scelta dovrebbe essere un equilibrio tra pensare e agire, anche se non è sempre chiaro come dosare questi due aspetti», ha sintetizzato Giacomo alla fine della settimana. Scegliere è assumere un rischio oltre che una possibilità, ma solo così ci si apre alla vita da protagonisti secondo Marco: «Scegliere vuol dire anche lasciare qual cosa ed è questo che spesso ci spaventa. Ma rinunciare non è perdere, è dare più valore a ciò che resta. E allora non voglio più rimandare. Non voglio più restare fermo mentre il tempo scorre. Voglio scegliere con consapevolezza, con libertà, perché la vita non aspetta. E io non voglio limitarmi a guardarla passare».
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