Paolo (nome di fantasia), professionista sui 50, stamattina si è stirato la camicia sul marciapiede. «Non trovavo l’asse» scherza. Grigia, button down, aderente ai fianchi. «Sono stato bravo?» chiede ammiccando.
Ore 12, siamo nella sala d’attesa della mensa “Casa Santa Lucia” di Caritas in via Pasi a Vicenza, tra un’ora si mangia. Una quindicina di persone aspettano. Potrebbero essere dal medico, in coda al casolino. Cellulare in mano. Facce normali, vestiti normali, parecchi italiani. Paolo anni fa girava in Porche. I soldi a disposizione erano tanti, come i festini a cui divertirsi. Gestiva con i genitori un’attività. La mamma è mancata, il papà si è ammalato gravemente. È rimasto lui, figlio unico. Niente zii, niente cugini. Strade sbagliate, autodistruttive, scelte discutibili. Banche da pagare. Immobili svenduti per chiudere i buchi. Sembra impossibile ma ritrovarsi a vivere in un garage e mangiare alla Caritas è un attimo. Tocca asciugarsi le lacrime, fare i conti con gli errori, la rabbia e ricominciare dal presente. I Paolo cercano qui un pasto caldo e una seconda vita, come alcuni padri separati senza lavoro, gli operai disoccupati, gli stranieri, i tanti senza tetto.
Ci scansiamo perché Andrea e Lucio, volontari di 66 e 63 anni, stanno portando in sala i piatti con il carrello. «Io abito qui vicino, sono in pensione – racconta Lucio -. Gli ospiti prendono il vassoio e passano da noi, come a scuola. Li conosciamo tutti, nome per nome. Ci raccontano la loro storia: famiglia, disagi, prospettive. Gli italiani negli ultimi anni sono aumentati parecchio. Arrivano ad una certa età, perdono il lavoro e la casa in affitto. Ogni tanto qualche rissa scappa, come la recente che ha fatto chiudere il Mezzanino, ma poca roba».
Sono circa 450, tra operatori e volontari, le donne e gli uomini che ogni giorno si alternano alla mensa di via Pasi per garantire circa 180 pasti caldi a pranzo, dal lunedì alla domenica: «Una novantina di porzioni restano qui, il resto sono per gli ospiti dell’albergo cittadino» spiega Andrea.
Ida, 45 anni, della parrocchia di San Francesco, è la capo cuoca: «Oggi ci sono pasta al pomodoro, insalata verde con tonno e mozzarella e qualche dolcetto – dice girando il pentolone del sugo -. Lavoro quattro volte la settimana, sono una casalinga che ci mette il cuore. Ho cominciato come volontaria. Vengo qua e sto bene. Usiamo circa 20 kg di pasta al giorno. Molte cose ce le regalano, altre dobbiamo comprarle. Costa tutto di più. Non c’è un menù settimanale. La mattina vedo le materie prime disponibili e invento». Gli ospiti a volte brontolano: «Dicono che sono un po’ cattiva perché non concedo il bis – sorride -. Mi dispiace ma ci sono delle regole e vanno rispettate. A volte cedo, ma è sbagliato».
Tra i sei volontari in servizio stamattina c’è la signora Corinna, dell’Up di Dueville, maestra in pensione, che cura i fagiolini: «Per non buttarli via diamo loro una scottata e li conserviamo». Corinna è volontaria anche per la mensa della sera, dal venerdì al lunedi, interamente gestita da 35 gruppi parrochiali Caritas che si alternano: «Portiamo tutto. Dalla pasta alla verdura. Noi di Dueville abbiamo dato la disponibilità di 8-10 sere l’anno – spiega -. Prepariamo la cena a 30-40 persone, tutte ospiti di Casa San Martino. Non sono mai stata una grande cuoca, ma qui ho imparato un sacco di cose».
«In ogni persona che passa vedo il volto di Gesù – racconta Giselle, brasiliana, suora della Divina Volontà, intenta a tagliare le verdure -. Sono volontaria da 6 anni, faccio un po’ di tutto: lavo, giro minestre, servo. Gli ospiti vengono da tutte le parti del mondo. Non trovano lo sguardo del giudizio, ma dell’accoglienza. I miei sorrisi non vengono sempre accolti, ma è giusto che ci siano». Tra gli ospiti c’è un ragazzo albanese: «Quando lo saluto nella sua lingua che ho imparato in missione – conclude suor Giselle – il suo volto si illumina. A volte basta davvero poco».
Adotta la mensa!
Il costo delle materie prime in aumento, l’inflazione, le donazioni in calo. Le richieste di aiuto sempre più numerose. Nell’ultimo anno la mensa di “Casa Santa Lucia”, gestita dall’Associazione Diakonia Onlus, fa fatica a sfamare chi ha bisogno. Per questo chiede aiuto attraverso una raccolta fondi attiva sul sito ideaginger.it (progetto “Adotta la mensa di Casa Santa Lucia”) . «Oltre a luce, acqua e gas l’olio è aumentato del 50% e le uova quasi del 30%. Con questa campagna desideriamo sostenere le spese per almeno due mesi di attività raggiungendo i 10mila euro» spiegano gli organizzatori. Cifra che, quando scriviamo, è stata abbondantemente superata. Ad oggi (martedì 17) sono stati raccolti quasi 15mila euro con 194 sostenitori. L’iniziativa è promossa da Banca delle Terre Venete. La donazione è detraibile.
Marta Randon