«La gravità della situazione è tale che potrebbe anche dare la spinta per trovare la soluzione al problema di fondo del conflitto tra israeliani e palestinesi. Da 75 anni i palestinesi sono apolidi, non hanno passaporto, non hanno niente. La soluzione è solo quella dei due Stati». A dirlo è don Raimondo Sinibaldi, presidente della Fondazione Homo Viator che organizza i pellegrinaggi diocesani in molti luoghi del mondo di interesse religioso e spirituale tra cui, soprattutto, la Terra Santa, in Israele e Palestina. I pellegrinaggi previsti in ottobre e novembre, tra i quali quello a piedi organizzato con la pastorale giovanile, sono stati, ovviamente, annullati. Quelli in programma per il 2024 fin dal mese di gennaio sono tutti da confermare. «Penso che le cose andranno lentamente smorzandosi e forse si troverà una soluzione – prosegue don Raimondo -. Speriamo che si possa ripartire. In ogni caso, i tutti questi anni, i pellegrini, i visitatori, i turisti, non sono mai stati toccati. Soprattutto dopo il Covid, Israele e Palestina rimangono una meta interessante per il turismo religioso». E rappresentano una fonte di sostentamento per le popolazioni locali di nazionalità araba, che comprende le comunità cristiane. «I cristiani con cui siamo in contatto sono molto demoralizzati – riferisce don Raimondo -. Continuano a vedere la stessa situazione senza soluzioni da anni. Per questo va risolta. Per il resto, Israele è spaccato tra chi sostiene Netanyahu e chi no. Le opinioni sono come sempre le più disparate. Vedremo come evolve la situazione».
Il viaggio di Biden
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha raggiunto Tel Aviv con il chiaro intento di gettare acqua sul fuoco ed evitare che il conflitto nella striscia di Gaza si trasformi in una guerra regionale in grado di coinvolgere gli Hezbollah libanesi, alleati di Hamas, e l’Iran. Nei giorni immediatamente precedenti alla partenza Biden ha dichiarato che un’invasione della striscia di Gaza sarebbe un errore e gli stessi portavoce dell’esercito israeliano hanno dichiarato che l’invasione potrebbe non avere luogo.
Gaza continua a trovarsi cinta d’assedio, senza forniture d’acqua e di elettricità . L’Unione europea si è impegnata a fornire aiuti umanitari. Intanto proseguono i bombardamenti israeliani che hanno ucciso già 2.800 palestinesi. Embargo e bombardamenti sono la risposta di Israele all’attacco del 7 ottobre coordinato da Hamas contro città e kibbutz israeliani lungo il confine di Gaza. I miliziani hanno ucciso 1.400 persone e rapito 200 ostaggi.
I due Stati
La soluzione dei due Stati, redatta dall’Onu, ha origine nel 1947, all’indomani della Seconda guerra mondiale e prevedeva la divisone del territorio della Palestina in uno stato arabo, uno stato ebraico e con Gerusalemme sotto il controllo internazionale per il suo valore storico, artistico e religioso. Lo scoppio della guerra arabo-israeliana nel 1948 impedì la realizzazione del piano e la Guerra dei sei giorni del 1967 vide Israele occupare un territorio più ampio di quello previsto dal piano di spartizione, comprendente Gerusalemme. I tentativi di dialogo successivi sostenuti da vari attori internazionali (in primis, Stati Uniti e Lega araba) hanno cercato di realizzare il piano tornando ai confini ante 1967, ma senza successo. Fino ad oggi.
Un piano difficile
Nei giorni scorsi i leader occidentali hanno nuovamente fatto appello alla soluzione dei due Stati. Lo stesso ha dichiarato pubblicamente papa Francesco in più occasioni. Tuttavia, l’opinione pubblica in Israele e nei territori palestinesi è di un altro avviso. In un sondaggio del Pew Research Center pubblicato a settembre (quindi prima degli attacchi di Hamas, ndr) e riportato da Euronews, solo il 35% degli intervistati crede che si possa raggiungere una coesistenza pacifica tra Israele e Palestina. Tra gli arabi israeliani la fiducia in questo approccio è calata del 33% rispetto al 2013.
Andrea Frison