Un Giubileo dei Malati, un momento di gioia e di speranza come quello vissuto nella mattinata di martedì 11 febbrai a Monte Berico sembra quasi stridere di fronte alla sofferenza che vivono quotidianamente tanti uomini e donne, nelle loro case, negli ospedali, nelle comunità terapeutiche o nelle case di riposo.
Anna Maria Comin lo ammette candidamente: «No, non è facile sperare quando si è malati, non è facile accettare il limite e l’incognita del domani – racconta la vicentina prima dell’inizio della celebrazione -. Eppure se siamo qui è per sperare insieme, perché è la comunità che ci aiuta non a sperare in una magia, ma a vivere l’oggi con fiducia».
«Se siamo qui è per sperare insieme, perché è la comunità che ci aiuta non a sperare in una magia, ma a vivere l’oggi con fiducia».
Martedì mattina la Messa per il Giubileo è iniziata alle 10.30, con la Basilica di Monte Berico piena già da un’ora e gli organizzatori preoccupati di dover lasciare fuori qualcuno. Alla fine tutti hanno trovato posto, grazie ai volontari dell’Unitalsi e dei Cavalieri di Malta che hanno aiutato a disporre carrozzine e deambulanti. «Quella di oggi è una giornata che vuole mettere il malato al centro – racconta Walter Trotto, dell’Unitalsi -. Per prepararla abbiamo lavorato in squadra, assieme alla Diocesi e all’Ufficio per la pastorale della salute. Le persone che stanno bene devono accorgersi di chi sta male, fercoraggiarli. marsi e aiutare». «Come si fa ad aiutare una persona malata? Prima di tutto occorre ascoltarla dice Valeria Belcaro, responsabile del gruppo di Noventa Vicentina dei Volontari della Sofferenza, che si distinguono tra i presenti per la sciarpa azzurra che indossano -. Mi sono sentita chiamata a svolgere questo servizio dopo tanti anni di impegno in parrocchia. La cosa importante è stare con i malati, ascoltarli e, a volte, in- Ma un incoraggiamento detto da me è una cosa, detto da un ammalato è un’altra: per questo i malati vanno più coinvolti nelle nostre comunità. Serve il malato per servire il malato, come diciamo in associazione » .
Anche il vescovo Giuliano, durante l’omelia, ha voluto sottolineare che «l’invito alla gioia e alla consolazione » contenuto nelle letture ascoltate durante la Messa «non è in contrasto con la malattia, ma il motivo per cui siamo qui oggi: lasciarci illuminare dalla presenza di Dio e di Maria».
«Le nostre case, gli ospedali, le comunità, le case di riposo sono piccoli santuari che accolgono i malati ha detto ancora il Vescovo -. Nessuno può dire “Io sono la mia malattia” perché voi siete pieni di grazia, il Signore è con voi sempre. Si può sperimentare la gioia di vivere in qualunque condizione. Come diceva Sammy Basso, nella malattia non c’è una battaglia da vincere, ma una vita da abbracciare. Anche i Salmi esprimono sentimenti oscuri, rabbia profonda, ma la nostra àncora è la vita quale dono di Dio, è la croce che svela il senso della vita anche nella sofferenza».
Andrea Frison
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