Dopo due anni di assenza, la sala della Comunità di Vo’ di Brendola è pronta ad accogliere la nuova edizione di Vo’ on the Folks, nota rassegna internazionale di musica etnica e celtica, fiore all’occhiello della sala visto il grande e crescente successo che ha ottenuto con il passare degli anni. Giunta alla 26° edizione, la kermesse si tiene fin dall’inizio sotto la direzione artistica di Paolo Sgevano che sul depliant di presentazione scrive: “Siamo veramente felici di riprendere la rassegna dopo un lungo stop e abbiamo fatto del nostro meglio per garantire anche questa volta un programma degno della storia della nostra rassegna. Il programma prevede tre concerti con un quarto lasciato per il momento in sospeso e che, se sarà possibile, riprenderemo”. Due anni fa, nel febbraio 2020, la 25° edizione era in realtà iniziata con un primo concerto, ma si era subito fermata in ottemperanza alle norme sanitarie che avevano bloccato ogni tipo di manifestazione in presenza.
«Per noi è una sorta di anno zero per ripartire, anche se con tutte le precauzioni possibili: la capienza della sala da 200 posti sarà al 100% con obbligo di green pass rafforzato e mascherine Ffp2 – spiega Ivan Pellizzari, presidente dell’associazione che gestisce la sala teatro parrocchiale di Vo’ – . Anche per questo iniziamo più tardi rispetto agli anni precedenti, in marzo, con l’augurio che per quel momento la situazione sia più gestibile».
Più di 25 anni fa, gli organizzatori si erano “inventati” una rassegna musicale che non esisteva nel Vicentino e che ha portato a Brendola musicisti da tutto il mondo ottenendo sempre un ottimo riscontro. «Uno dei motivi del nostro successo – prosegue Pellizzari – è la straordinaria acustica della sala, che crea un’atmosfera speciale tra il pubblico e i musicisti. Mi piace ricordare un aneddoto del 2014: Antonella Ruggiero (ex cantante dei Matia Bazar) aveva firmato con noi un contratto per un concerto da tenersi subito dopo il festival di Sanremo. Nonostante in quei giorni fosse oberata da impegni, vista la sua fama, ha voluto onorare il suo impegno. Fu un concerto memorabile, dopo il quale si fermò a cena con il gruppo degli organizzatori».
Il problema principale di quest’anno sono i costi da contenere. Tre serate anziché quattro, con gruppi italiani o comunque vicini in modo da non dover affrontare spese extra. E poi il pubblico, la cui risposta non è certa, anche se ci sono buoni motivi per sperare nella voglia di tornare ad ascoltare musica dal vivo.
Il programma inizierà il 5 marzo con i SuRealistas, band italo argentina la cui musica spazia tra cumbia e son cubano, musica popolare brasiliana e tropicalismo. I loro sogni d’adolescenza sono pieni di rock e psichedelia, canzoni d’autore e letteratura.
Il 19 marzo spazio ai tamburi d’Oriente con i maestri del KyoShinDo (nella foto grande ndr) che vivono e praticano lo studio del Taiko (una forma di ricerca interiore propria della cultura giapponese) nel KyoShinDo Taiko Dojo sulle alture dell’Appennino ligure dove creano i propri tamburi secondo metodi tradizionali, insegnano la cura dell’ambiente e la Via del Taiko come pratica di conoscenza di sé e di armonizzazione con l’altro. Hanno partecipato a numerosi eventi tra cui il festival musicale del Mediterraneo a Genova, il Darbar a Torino, l’Ethnos a Napoli, l’Estate Fiesolana a Firenze e concerti in Italia, Giappone, Francia, Qatar, Oman, Arabia Saudita, Malta.
Ultimo appuntamento il 2 aprile con un gruppo rappresentativo dell’universo celtico italiano, gli storici Mortimer Mc Grave che con cornamuse, plettri e una sezione ritmica offriranno il meglio del loro repertorio per divertire gli spettatori.
Il loro è un repertorio di canzoni nello stile dei veri “Bravehearts” e ricco di divertenti composizioni originali.