Si può correre e competere pur senza vedere il traguardo. Per Stefano Miotti, 39 anni di San Giorgio in Bosco, non è solo una frase a effetto per descrivere la sua vita da ipovedente. Bensì una vera e propria attività sportiva, che porta avanti da qualche mese assieme all’amico Roberto Tonello. I due infatti si allenano con una certa costanza e partecipano a competizioni sportive, con Tonello davanti che guida e Miotti che lo segue attaccato a una corda.
«Io e Roberto ci conosciamo dalle superiori, perché frequentavamo assieme il Seminario minore di Tencarola di Selvazzano Dentro (Pd) – racconta Stefano -. All’epoca partecipavo sempre alle olimpiadi scolastiche iscrivendomi alle gare di corsa, mi entusiasmavano moltissimo e ottenevo buoni risultati. Poi, verso la maggiore età, ho scoperto di essere affetto da retinite pigmentosa, una malattia degenerativa della vista che mi rende ultrasensibile alla luce solare». Tra diagnosi, preoccupazioni e prime cure, nonché nuovi impegni tra cui l’università e il lavoro, Stefano ha dovuto gradualmente accantonare la passione podistica. Finché la voglia di correre è venuta all’amico Tonello. «Circa tre anni fa Roberto ha cominciato ad allenarsi. Lui si ricordava delle mie performance e mi ha proposto di provare assieme, e magari di gareggiare una volta preso il ritmo. Naturalmente ho accettato subito. Ci siamo informati dei possibili mezzi di sostegno, l’unico era un cordino per farmi “trainare” da lui che abbiamo prontamente acquistato». È iniziato così il rodaggio per le strade di San Giorgio, per passare presto alle competizioni vere e proprie con tanto di tesseramento al gruppo sportivo degli Alpini di Vicenza. «La prima è stata a Lumignano di Longare. Il 17 dicembre scorso, invece, abbiamo preso parte alla maratonina di Cittadella, per 21 chilometri complessivi. Ma in primavera ci iscriveremo ad altre ancora».
«A volte sono più io a guidare Roberto che viceversa»
Al di là dei risultati effettivi che potrà conseguire assieme all’amico, Stefano ha già vinto la sua sfida: quella di allargare le possibilità di una vita dignitosa alla pratica sportiva. Anche perché non si è mai arreso di fronte alla disabilità, né nel lavoro (uno dei principali presupposti per essere autonomi), essendo stato occupato prima come mediatore culturale e attualmente come dipendente all’ospedale di Padova, né a livello culturale perché, oltre a una laurea in lingue, alle prime avvisaglie della retinite si è sforzato subito di apprendere nuove abilità; per esempio, l’uso del bastone da passeggio e delle tastiere per ciechi. Senza dimenticare l’attività sociale, sia da membro del comitato Apples che si occupa di trasporto pubblico che da attivista a favore di chi soffre dei suoi stessi problemi (in questo giornale avevamo parlato della raccolta firme da lui gestita, nel 2010, contro la chiusura dell’audioteca dell’Unione italiana ciechi).
A una certa ora della sera, comunque, i suoi pensieri sono rivolti solo alla corsa. «Mi piace per la sua caratteristica di “primordialità”, essendo una delle prime forme di attività fisica fatte dall’uomo». E ci scherza sopra: «Oltretutto mi ci sento portato, a volte sono più io a guidare Roberto che viceversa».