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Home Chiesa

Sinodalità, ministeri e religiosità popolare

In attesa dell'insediamento del nuovo Pontefice facciamo il punto sul profilo impresso alla Chiesa da Papa Francesco

7 Maggio 2025
in Chiesa, In primo piano
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Sinodalità, ministeri e religiosità popolare

La chiesa prende forma nella storia, generata dallo Spirito, ma plasmata dal contesto in cui vive, dai cristiani e dalle cristiane che ne sono le pietre vive e, non ultimo, dai pastori che la guidano a partire dal vescovo di Roma chiamato a presiedere nella carità la comunità cattolica. Mentre ci disponiamo ad accogliere il dono del nuovo Papa, può essere utile fare il punto su alcuni tratti del profilo impresso alla chiesa dal pontificato di Francesco.

CHIESA DI CHIESE

Se da una parte papa Francesco ha preso decisioni personali – in latino si dice motu proprio – talvolta anche spiazzanti, dall’altra ha promosso un cammino comune tra le chiese sparse nel mondo valorizzando la sinodalità. Ha favorito il confronto, senza censurare posizioni diverse, nella consapevolezza che la comunione nasce dalle differenze poste in dialogo, non dall’uniformità che spegne lo Spirito. Sono convinto che anche il contraddirsi di certe sue espressioni fosse una modalità per mantenere aperte le posizioni, dal momento che ha sempre ribadito di voler avviare processi non di occupare spazi pastorali e dottrinali sicuri e ben delimitati. Chi pensa alla chiesa come ad un monolite, unita e compatta, non si ritrova in questa visione e ritiene le scelte di questo pontificato fonte di confusione. Non so se Francesco celebrasse la giornata dei calzini spaiati, promossa per celebrare le differenze, ma mi sembra un’immagine significativa anche per la chiesa cattolica come chiesa di chiese. Il processo sinodale, che il papa ha confermato nelle sue tappe future mentre era ricoverato e sentiva avvicinarsi la fine, non è il puntiglio di chi non molla, semmai l’indicazione di un volto della cattolicità fedele a quel vangelo che già da subito non è unico bensì quadriforme.

MINISTERI E MINISTERO

In riferimento particolarmente alle donne e alla loro effettiva corresponsabilità dentro le chiese, è un cantiere aperto la questione dei ministeri con i quali l’istituzione accoglie e riconosce i doni dello Spirito, posti a servizio della edificazione comune. Concretamente papa Francesco ha tolto la preclusione alle donne dei ministeri di lettore e accolito, aggiungendo il ministero di catechista. Ha reso così possibile una autorevole consegna anche ad esse della Parola di Dio da spezzare per il popolo di Dio e della liturgia da animare nelle comunità. Non si è ancora deciso niente per le diacone, presenza che in antico c’era e da più parti si chiede di ripristinare. Non si tratta di rivendicazioni o di spartizioni di potere, ma di permettere alle comunità cristiane di arti colare un servizio al vangelo e alla missione della chiesa più significativo e condiviso. Tutto questo non è possibile, se non si ridefiniscono le modalità con le quali viene esercitato il ministero ordinato. Non è questione solo di aprire alla eventuale possibilità di ordinare preti delle persone sposate, visto che il celibato non è costitutivo di questo ministero e anche nella chiesa cattolica ci sono preti sposati. Si tratta di immaginare insieme come essere e fare i preti dentro il popolo di Dio, uscendo dallo stato di vita sacrale nel quale questo ministero continua ad essere pensato e vissuto.

CHI SONO IO PER GIUDICARE

Frase famosa, detta in riferimento alle persone di orientamento omosessuale, che evidenzia un altro ambito nel quale si è percepito un cambiamento non indifferente da parte della chiesa guidata da Francesco. Qualcuno ha reagito male: ma la morale sessuale non è sempre quella? Divorziati risposati, gay, addirittura transessuali accolti, con possibilità di accedere ai sacramenti e di venire benedetti. I vescovi di chiese situate in altri con testi culturali, a partire da quelli africani, hanno rifiutato queste aperture in nome della tradizione dei loro popoli. E tuttavia è indubbio che il nostro tempo, a qualsiasi latitudine, vede oggi un approccio alla sessualità non corrispondente alle posizioni ecclesiali almeno come percepite dalla gente. I documenti, insieme alle parole e soprattutto i gesti di papa Francesco, sono forme di populismo che tradiscono la sana dottrina cattolica, oppure ricordano che la realtà è superiore all’idea? Le indicazioni morali non sono a tutela di norme astratte da custodire, ma accolgo no e accompagnano storie concrete di donne e uomini, di coppie e famiglie, dentro le quali le persone possano sentirsi accolte, amate e rimesse per strada nei propri fallimenti.

NONNE E NONNI

Spesso papa Francesco ha ricordato sua nonna, soprattutto quando afferma va che la fede si trasmette nel dialetto di casa, non nel la lingua colta degli intellettuali. Con sensibilità tipica mente latino-americana, ha impastato le sue riflessioni attinte da studi seri e competenti (pensiamo all’enciclica Laudato sì) con la religiosità popolare da lui amata e praticata, in particolare quella mariana. Non ha snobbato il lavoro delle teologhe e dei teologi, ai quali ha sempre detto di andare avanti con creatività, ma si è sempre posto dalla parte dei piccoli e poveri destina tari privilegiati dell’annuncio evangelico. Il suo modo di comunicare i contenuti di fede ha fatto dire a qualcuno che era come un parroco di campagna, che parlava a braccio e senza spessore teologico. Oltre e dimenticare la formazione gesuitica e il suo percorso intellettuale, chi pensa così non coglie l’istanza posta a tutta la chiesa: togliere la religiosità popolare dalle forme puramente devozionistiche per farne espressione di fede a portata di tutte e tutti, nessuno escluso. Lo dice anche la semplice tomba nella qua le ha voluto essere sepolto, sotto lo sguardo di Maria.

 

Dario Vivian

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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