Da secoli, anzi da millenni a questa parte è sempre stato molto più di un semplice “cammina re”. Mettersi in viaggio lungo la Romea Strata era, è, partire alla ricerca di un obiettivo più grande rispetto alla sola destinazione su una mappa. Un cammino spirituale, dagli estremi lembi dell’Europa orientale alla città al centro del mondo cattolico, Roma. Solcando passi montani, fiancheggiando cime innevate, superando fiumi e vie d’acqua, in una ricerca che riempisse anche il cuore e l’anima. Oggi quel cammino di 4mila chilometri che si snoda dall’Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Austria e Italia è stato dichiarato Itinerario Culturale dal Consiglio d’Europa. La Romea Strata si aggiunge così al Cammino di Santiago, alla Via Francigena e alla Via Cirillo-Methodiana, gli unici tre percorsi ad oggi insigniti del riconoscimento: «Un fatto straordinario – osserva don Raimondo Sinibaldi, presidente dell’associazione europea Romea Strata – che rappresenta una testimonianza concreta di come i popoli possano unirsi attraverso storia e cultura comuni, superando le divisioni».
All’inizio furono i mercanti. Nelle bisacce avevano sale e ambra, fra le preziose mercanzie portavano beni rari per il mondo antico, come ferro grezzo e seta. Circa quindici secoli prima di Cristo alcuni coraggiosi iniziarono a commerciare dal Baltico alla penisola italica, tracciando il percorso che oggi attraversa i confini di 7 Stati. «Poi, con l’avvento del Cristianesimo, oltre che una via di scambi la Strata divenne percorso solcato dai pellegrini, nelle sue tante varianti che in parte ripercorrono antiche strade romane – riprende don Rai mondo – i pellegrini nella maggior parte si dirigevano a Roma, ma molti usavano la Romea Strata anche per andare a Gerusalemme: dall’Europa centro-orientale supera vano le Alpi e tramite questo percorso arrivavano a Venezia, dove si imbarcavano».
Se un tempo la prima motivazione per mettersi in viaggio era spirituale e legata alla fede, oggi si aggiunge in molti viaggiatori della Strata la ricerca di un contatto diretto con la natura. O ancora, il desiderio di un distacco dalla quotidianità, alla ricerca di sé. Don Sinibaldi ha contribuito in prima persona a far rinascere l’interesse per la Romea Strata, nei 12 anni di attività dell’associazione che ha sede a Vicenza. Un percorso di fede e cultura che vede l’associazione accompagnare i pellegrini anzitutto rilasciando una credenziale. «Ne rilasciamo alcune migliaia ogni anno» spiega il sacerdote. La “card” permette di avere accesso a circa 700 possibilità di sostare, lungo il viaggio (elenco completo e informazioni su www.aeromeastrata.eu).
Mentre nei secoli passati il viaggiare era un’azione che comportava molti rischi, oggi non è più così: la Strata può essere percorsa a piedi ma an che in bicicletta e a cavallo, su tracciati appositamente segnalati. E se la raccomandazione è sempre di pianificare con cura il viaggio, prevedendo un allenamento preventivo e preparando per tempo le tappe, sono molte anche le opzioni diverse di percorso. La Romea, infatti, non era un unico percorso ma una via composta da molti snodi e varianti. Nel solo Vicentino ci sono più varianti possibili: oltre a un percorso che attraversava la Valbrenta e Bassano, c’è la Romea Vicetia, che da Rovereto scende lungo la Val Leogra, attraversa Schio e si snoda verso Vicenza e il Basso Vicentino. Importante anche la Via del Saliso, che passa invece lungo l’Altopiano dei Sette Comuni: tracciato già in epoca romana, il percorso veniva usato per portare greggi di ovini dalla pianura alla conca di Asiago, e viceversa.
La conoscenza del percorso spirituale-culturale e delle sue varianti è al centro delle attività dell’associazione, che promuove la Romea Strata anche con incontri educativi per giovani e studenti dei vari Stati coinvolti. L’inclusione nel ristretto gruppo degli Itinerari Culturali da parte del Consiglio d’Europa è il corollario di un impegno pluriennale. «In un’epoca segnata da conflitti e tensioni internazionali, la Romea Strata intende essere testimonianza viva di riconciliazione. Desidero ringraziare tutti i 60 membri della nostra associazione che, in sette Paesi, hanno lavorato instancabilmente per l’obiettivo. E’ un punto di partenza – conclude don Sinibaldi – per costruire occasioni sempre nuove di comprensione reciproca e promuovere un sentimento comune europeo attraverso il patrimonio culturale condiviso».
Andrea Alba
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