«Mandavo curriculum, ma le offerte che mi sono state fatte in Italia non mi hanno entusiasmato: se avessi accettato, non credo avrei potuto andare a vivere da sola». Sara Zanardi, vi centina, è a Sion in Svizzera, Cantone Vallese metà francofono e metà tedesco, dal novembre 2020. Ingegnere della sicurezza civile e industriale, si è laureata a Padova.
Dal 2006, secondo il Rapporto sugli italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, le donne che hanno deciso di vivere all’estero sono raddoppiate. “Proprio il discorso legato alla carriera – si legge nel rapporto – sta spingendo molte donne, spesso con elevate competenze professionali, a spostarsi verso paesi con meno barriere di genere che ostacolano loro l’accesso alle posizioni di responsabilità , o ad alti livelli retributivi”. Esattamente quello che è accaduto a Sara Zanardi.
Come è maturata la sua decisione di andare all’estero?
«Alla fine del mio corso di laurea, a settembre 2019, ho fatto un Erasmus di sei mesi in Francia. Sono rientrata a febbraio successivo, l’anno del Covid, con notevoli difficoltà . Ho fatto l’esame di Stato in estate e ho iniziato a mandare curriculum: ho fatto una decina di colloqui».
Per quale motivo non ha scelto le opzioni sul territorio nazionale?
«Ho fatto dei colloqui in aziende, in cui comunque veniva proposto un contratto, e in studi professionali di ingegneria, dove tendenzialmente viene proposto di iniziare con uno stage. Diciamo che si trattava di cominciare in una modalità in cui o non vieni pagato, o comunque hai un salario basso. Soprattutto, l’ambiente non mi convince va: l’impressione era che in quanto giovane non venissi vista come una persona a cui era possibile dare fiducia».
Perchè la Svizzera?
«Avevo mandato uno dei cv ad un’azienda chimica di Sion per una posizione relativa all’ambiente e alla sicurezza. Ho fatto più colloqui, da remoto, in inglese. Ho avuto un buon feeling. Sono molto contenta a livello lavorativo. Ho da poco cambiato, sempre qui in Svizzera, e ora lavoro per una multinazionale come consulente in questo settore per altre aziende».
La retribuzione con sente l’autonomia?
«Diciamo che da questo punto di vista qui si è ben compensati, sia a livello di stipendio che per la vita fuori dal lavoro: non c’è sfruttamento, se fai di più puoi recuperare. E avendo cercato in quell’anno particolare, ho trovato facilmente una sistemazione abitativa anche perché Sion non è una città molto grande. Per certe cose, non è stato semplicissimo all’inizio. La gente di qui ha un proprio dialetto, ho dovuto anche fare dei corsi di tedesco. Ma mi sono integrata be ne. E due mesi dopo il trasferimento, con il mio stipendio mi sono presa i miei mobili, vivendo da sola. In Italia, con le offerte che ho avuto non avrei potuto vivere da sola, o forse solo con dei coinquilini»
Dal punto di vista del la crescita professionale è soddisfatta?
«Sono molto contenta. Forse sarebbe andata bene anche in Italia, comunque: ci sono sicuramente dei posti di lavoro che professionalmente ti fanno crescere. Mi piacerebbe tornare dove sono nata e vissuta, anche per ché in Svizzera la differenza culturale è importante e non mi sento a casa. Ma non credo sarà possibile nel breve termine».
Andrea Alba
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