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Home Chiesa Diocesi

Così Pizziol si prepara a salutare la Diocesi e a festeggiare 50 anni di sacerdozio

11 Novembre 2022
in Diocesi
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Mons. Pizziol: «Noi anziani dobbiamo trasmettere la fiducia in Dio»

Mons. Beniamino Pizziol

«In un’unica celebrazione saluterò la Diocesi e, contemporaneamente, festeggerò i miei 50 anni di ordinazione presbiterale». Per monsignor Beniamino Pizziol si tratta di una coincidenza provvidenziale. Quelle che rasserenano perché sembra che tutto sia al posto giusto al momento giusto. Poi il passaggio di testimone e il congedo. La data è sabato 3 dicembre prossimo, alle 10, in Cattedrale, quando mons. Pizziol celebrerà la messa ufficiale di saluto e ringraziamento alla chiesa diocesana che ha guidato per 11 anni, esattamente mezzo secolo dopo l’ordinazione a sacerdote da parte del patriarca Luciani avvenuta nella chiesa di San Lorenzo Giustiniano a Mestre il 3 dicembre 1972.

L’eucarestia del 3 dicembre 2022 è la conclusione di un percorso che il vescovo Beniamino, da fine settembre amministratore apostolico, ha cominciato il 4 ottobre e che durerà fino al 4 novembre: dieci incontri in altrettante zone della diocesi per ringraziare e salutare.

Eccellenza si sta per chiudere il cerchio.

«Sono sereno, vivo questo momento di congedo nell’ascolto della Parola di Dio, nella celebrazione dell’eucarestia, nell’ascolto delle persone, circondato da tanto affetto».

Che significato ha la scelta di salutare e ringraziare la diocesi visitando 10 zone del territorio?

«Credo sia importante salutare e ringraziare andando incontro alla persone, direttamente dentro al tessuto del territorio, sono incontri informali, familiari. Sono contento perché stanno riuscendo bene».

La messa nelle 10 zone non comincia con i saluti, ma con un ‘grazie’ degli 11 anni trascorsi insieme.

«È una scelta precisa. I saluti sono alla fine insieme alla richiesta di perdono se non sono sempre stato all’altezza del mio compito. Prima è doveroso ringraziare. La messa è alle 19, seguita da un piccolo rinfresco perché alle 20.30 c’è la presentazione sintetica delle relazioni del primo anno del cammino sinodale, affidata al vicario generale mons. Zaupa e a uno dei due referenti diocesani. Dopo il mio intervento sul secondo anno del cammino sinodale, don Flavio Marchesini, direttore del coordinamento della pastorale, spiega che cos’è la ‘conversazione spirituale’. La visita termina con alcuni interventi dei presenti e una mia conclusione, in cui tiro le somme dell’incontro, interagisco con i presenti, li saluto e benedico. Una decina di giorni fa ero a Meledo, dove ho incontrato i vicariati di Montecchio Maggiore e Lonigo. È stato un incontro molto bello e fruttuoso».

Il 3 dicembre sarà il culmine di questi dieci incontri.

«La data del 3 dicembre 2022 è davvero provvidenziale. Se mi guardo indietro ho trascorso 15 anni da cappellano (9 anni in un parrocchia, 6 in un’altra, ndr), 15 anni da parroco a San Trovaso, parrocchia universitaria a Venezia, 5 anni da Vicario generale e gli ultimi 15 da Vescovo».

Le piacciono i numeri?

«Sì. Sono indicativi. 15+15+5+15 non è una carriera, ma una crescita continua di lavoro e di responsabilità, e speriamo anche di saggezza».

Che cosa le è piaciuto fare di più da Vescovo?

«L’esperienza più forte è stata sicuramente la visita pastorale: gli incontri con le famiglie, le parrocchie, le associazioni, i bambini della scuola dell’infanzia, i giovani, i ragazzi della catechesi e soprattutto la visita ai malati nelle loro famiglie. Quest’ultimo era il momento più commovente. Da Vescovo-padre sono state invece le ordinazioni presbiterali e diaconali. Poi i colloqui personali con decine e decine di persone».

Il momento più doloroso di questi 11 anni da Vescovo di Vicenza?

«Oltre al rapimento di 57 giorni dei nostri due sacerdoti in Camerun, la morte di alcuni preti giovani. Ricordo in particolare don Giuseppe Mattiello, don Silviano Danzo, e da poco tempo don Giorgio Balbo. Poi sento molto la sofferenza della diocesi per la pandemia, la guerra in Ucraina, la crisi economica partita prima che arrivassi, nel 2008, e passata attraverso la crisi delle Banche Venete. Mi preoccupa molto la situazione difficile, in particolare, delle persone più povere e più sole».

A fine novembre traslocherà a Villa Vescova, a Brendola.

«Sì, è ora di lasciare spazio al nuovo Vescovo, sono pronto e davvero sereno ».

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