Il successo dei pellegrinaggi e più ampiamente dei cammini può suscitare alcune domande sul piano antropologico e filosofico. Nel pensiero contemporaneo diversi autori hanno dato voce al tema in questione, dalla prospettiva del viandante cara a Nietzsche all’espressione homo viator che coincide con il titolo di una fortunata opera di Gabriel Marcel.
L’esperienza del cammino in particolare sembra sposare le richieste provenienti dall’uomo dell’età secolare o post-moderna. L’essere umano riscopre come mai la dimensione del limite, vivendo in maniera centrale la temporalità, la spazialità, l’incarnazione nella propria corporeità non separabile dalla natura e dal contesto ambientale. Ma diversamente dall’uomo contemporaneo – novecentesco, che era fermo nelle proprie ideologie, laiche o religiose, l’uomo secolare fa di questa appartenenza al limite una dimensione di apertura, talora anche alla prospettiva di rivelazione e di trascendenza.
Nell’esperienza del cammino i cardini ricordati dilatano il proprio senso: il tempo, che non basta mai nell’ordinario, si dilata straordinariamente nel momento del cammino, senza perdere la propria struttura e la propria connotazione situata; lo spazio è spazio aperto, da scoprire, su cui soffermarsi, ma anche spazio finalizzato per il pellegrino che corre verso un meta; il corpo che soffre e fatica dice di un corpo che rinasce in tale dolore, diversamente dall’ipotesi di un corpo fisso che insegue tragicamente un’eterna giovinezza; in tutte queste esperienze la persona sceglie di “perdersi” rispetto all’ordinario per ritrovarsi, in particolare tramite un’immersione nella natura che provoca una riscoperta del carattere ecologico della nostra esistenza.
Rispetto al Novecento in cui limite e infinito, immanenza laica e trascendenza religiosa si sono scontrati e combattuti, oggi l’antropologia del limite è la porta per un’etica dell’infinito. In particolare possiamo ritrovare nel pensiero contemporaneo due immagini: l’etica del viandante e la prospettiva dei cercatori di senso. La prima prospettiva è originata dalla filosofi a di Nietzsche, per cui siamo nient’altro che viandanti, “non un viaggiatore diretto ad una meta finale: perché questa non esiste” ( Umano, troppo umano, § 638). Eppure è proprio in questo andare che l’essere umano nell’età secolare incontra l’altro, si fa prossimo – non è questa forse l’immagine del Buon Samaritano? –, scopre nuovi linguaggi e sperimenta le differenze generative, a livello culturale, religioso, antropologico. Questo sguardo non è incompatibile con quello dei cercatori di senso, secondo un’immagine del filosofo canadese Charles Taylor, famoso per avere definito i caratteri dell’età secolare, titolo di un imponente quanto fortunato saggio. Nel momento in cui crollano le grandi narrazioni, un moto importante è generato da milioni di persone che si pongono in ricerca di senso, incontrando le altre prospettive di senso e conducendo così un cammino comune, sinergico anche se non necessariamente identico. In questo contesto anche le religioni sono chiamate ad apportare il loro compito: dall’età della secolarizzazione in cui le stesse erano destinate ad una facile sparizione – con il combinato disposto di una ripresa integralista delle religioni o di un loro utilizzo ideologico- politico – nell’età secolare le religioni sono chiamate a rifiorire e ad offrire, nell’ottica insuperabile della libertà religiosa, un contributo al bene comune.
Nell’immagine del viandante e del cercatore di senso si possono ritrovare elementi che spiegano il grande successo dei pellegrinaggi e dei cammini, un successo inspiegabile se restiamo nelle vetuste categorie novecentesche, in cui le grandi narrazioni ideologiche laiche tentavano di sostituirsi alle religioni. Gli esseri umani di inizio terzo Millennio, sempre più spaesati per gli scenari globali come esistenziali, si mettono in cammino per cercare assieme una direzione rinnovata.
L’evento organizzato dall’ISSR di Vicenza e dalla Facoltà Teologica del Triveneto, è costruito in chiave itinerante con il primo giorno a Vicenza, giovedì 27 marzo e il secondo a Padova, venerdì 28 marzo, e in forma poliedrica, con le mattinate dedicate all’approfondimento storico, antropologico e teologico, e i
pomeriggi a contatto con esperienze concrete di cammini. La domanda di fondo che anima le relazioni è: chi sono oggi i pellegrini? La partecipazione al convegno è gratuita. Il programma completo è disponibile sui siti www.issrvicenza.it oppure www.fttr.it. dove è necessario iscriversi.
Leopoldo Sandonà
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