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Padre Ramina: «Sant’Antonio era una persona inquieta con una grande fiducia in Dio»

Il 12 giugno, ale 17.30, nella basilica del Santo a Padova i fedeli della diocesi di Vicenza sono invitati alla preghiera della Tredicina.

Lunedì 12 giugno, alle 17.30, nella Basilica del Santo i fedeli della diocesi di Vicenza sono invitati a partecipare alla preghiera della Tredicina e alla S. Messa presieduta dal Vescovo Giuliano. In vista di questo appuntamento abbiamo raggiunto telefonicamente padre Antonio Ramina, originario di Quinto Vicentino e rettore della Pontificia Basilica di S. Antonio in Padova per sentire da lui qual è l’attualità del Santo. 

«Sant’Antonio rimane una figura molto importante di denuncia nei confronti delle ingiustizie – dice p. Ramina – per cui la sua parola di predicazione rimane uno strumento efficace per denunciare le malversazioni e rimane anche un richiamo alla fede nel Vangelo come dimensione fondamentale per i cristiani e non solo. In Sant’Antonio poi è molto presente la dimensione della pace di cui abbiamo molto bisogno sia a livello personale che mondiale». 

Padre Antonio Ramina di fronte alla Basilica del Santo, a Padova (Foto di p. Gabriel Bejan / Archivio Fotografico Messaggero di sant’Antonio)

Anche i fedeli della nostra Diocesi hanno un forte legame con Sant’Antonio. Come spiega questo legame?

«C’è una dimensione di devozione popolare che accomuna la diocesi di Vicenza. Nella vostra diocesi è molto forte l’affetto per la Madonna di Monte Berico e questa devozione si esprime attraverso la partecipazione ai pellegrinaggi da parte delle parrocchie. I pellegrini, quindi, sono in sintonia con questa dimensione affettiva del modo di esprimere la fede e in questo si inserisce anche la Tredicina». 

Che significato ha appellarsi ai santi per delle intercessioni?

«Quando ci troviamo a vivere delle situazioni di difficoltà, ci sentiamo sempre troppo piccoli nel rivolgerci al Signore. Quindi, i Santi sono come degli amici a cui rivolgersi per trovare aiuto e fare in modo che la nostra preghiera venga offerta al Signore». 

Come può crescere l’amicizia spirituale con un santo come Antonio?

«Innanzitutto cercando di metterci in sintonia con i desideri più profondi del santo di Padova, non a caso chiamato “dottore evangelico”. Sintonizzarci con Antonio significa sintonizzarci con la parola del Vangelo. In tale prospettiva va sottolineato l’ascolto della Parola del Vangelo. Il miracolo più grande da chiedere ad Antonio è forse questo: che risvegli in noi l’amore per la parola di Gesù».

Quale elemento di sant’Antonio attira in particolare i giovani?

«Direi l’inquietudine. Noi abbiamo un immaginario di un santo sempr  tranquillo, in realtà sant’Antonio è sempre stato un uomo in profonda ricerca e di santa inquietudine. Faceva dei piani e la vita glieli scombinava e così doveva rimettersi in ascolto ed essere disponibile ai cambiamenti. Sant’Antonio era un inquieto ma non ansioso, perché la sua meta se la portava nel cuore ed era comunque Gesù». 

Qual è il tema conduttore della tredicina 2023? 

«Abbiamo gli 800 anni della predica di S. Antonio ai pesci. Nel 1223 a Rimini si racconta questo fatto prodigioso: Antonio non era ascoltato dalle persone e allora si mise a predicare ai pesci che invece lo ascoltavano e attiravano l’attenzione di Sant’Antonio. Questo diventa un simbolo di quelli che possono apparire molto lontani che possono sempre avvicinarsi al Signore. Un messaggio di speranza dunque che dice che è possibile per tutti ricominciare».

Cosa consiglia ai pellegrini rispetto allo stile con cui vivere la Tredicina?

«Sant’Antonio è uno che ascolta, per cui indicherei innanzitutto l’atteggiamento della fiducia e di non temere di presentare a lui tutte le preghiere che portiamo nel cuore e questo non perché siamo sicuri che lui farà ciò che gli chiediamo, ma perché siamo sicuri che almeno ci ascolta e possiamo quindi attingere da lui una buona dosa di fiducia». 

Lauro Paoletto