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Nicolò Rodighiero, prete grazie al teatro: «Mi ha aiutato a guardarmi dentro»

Nicolò Rodighiero assieme al Vescovo Beniamino Pizziol.
di Andrea Frison

Anche il teatro può aiutare a far scoprire una vocazione. È stato così per Nicolò Rodighiero, 28 anni, che sabato 4 giugno, in Cattedrale viene ordinato prete dal Vescovo Beniamino (qui il video della celebrazione) e che il giorno successivo, domenica 5 giugno, celebra la sua prima messa nella sua parrocchia di origine, a San Vito di Brendola.

«Tra le tante cose che mi hanno aiutato a guardarmi dentro e a scegliere di entrare in seminario c’è stato anche il teatro – racconta Nicolò -. Ho iniziato a seguire qualche corso alle elementari con l’attore Bruno Scorsone, per poi continuare fino alle superiori comprese. La cosa più interessante quando reciti è entrare nella storia di un altro, capirne le azioni, i sentimenti, i pensieri ed esprimerne la vita. Questa è una cosa potente, che ti offre molte prospettive per rileggere te stesso. Fare teatro del sacro, poi, ti offre la possibilità di immergerti nella storia della salvezza e vedere che le storie dei santi non sono solo parole ma vita vera, vissuta». E le storie di vita vissuta, specie quelle di altri preti, sono state fondamentali per Nicolò. «Negli anni delle superiori avevo questa idea di diventare prete, ma l’ho sempre allontanata perché non accettavo un certo modo di porsi da parte del clero. Così ho fatto due anni all’Università, mi sono iscritto a matematica, ma poi l’Azione cattolica, la parrocchia, il teatro, mi hanno fatto capire che volevo spendere la mia vita su qualcos’altro. E così sono andato da tutti i preti che conoscevo per farmi raccontare le loro storie: non dovevo combattere contro l’immaginario del prete, ma sentire storie di vita concrete. Questo mi ha aiutato a scegliere».

Anche la famiglia di Nicolò ha avuto un ruolo significativo nel percorso del giovane. «Sono cresciuto in parrocchia, cominciando come chierichetto, ma da parte dei miei genitori Fabrizio e Santina c’è stato un avvicinamento progressivo, iniziato frequentando il gruppo sposi quando avevo 7 o 8 anni. In un certo senso è stato un percorso di fede fatto in famiglia, un crescere insieme», racconta ancora Nicolò, che ha una sorella, Beatrice, di 9 anni più giovane.

In questi ultimi mesi Nicolò ha svolto la sue esperienza pastorale nell’Up di Magrè di Schio, che riunisce le parrocchie di Magrè, Monte Magrè e Ca’ Trenta. Sabato e domenica saranno giorni di festa, ma intanto si guarda avanti e ad un contesto in cui essere prete è una sfida difficile: «Se ho paura? Se non ci fosse sarebbe un problema. Ho la consapevolezza del momento che stiamo vivendo e che non si è mai sufficientemente preparati o pronti. Trovo molto interessante la sfida di stare in questo frangente di Chiesa, e ho tanta voglia di farlo “sinodalmente”. E poi ho la certezza che il Signore c’è continuamente, per sospingerci con il suo spirito ad abitare questa realtà».