La pittura etiopico-eritrea è principalmente pittura murale delle chiese: essendo rari gli affreschi, vengono utilizzati dei dipinti su tela o pergamena incollati alle pareti. La prospettiva non è conosciuta, come il chiaroscuro; gli occhi sono sgranati, l’espressione ieratica, l’anatomia deformata. La pittura, tuttavia, trattata senza orpelli è immediata, vivida come questa piccola pergamena conservata al Museo Diocesano raffigurante “La lavanda dei piedi”.
Nella tempera risaltano e rimbalzano occhi straordinariamente grandi che si guardano: Pietro seduto e gli altri apostoli si fissano e insieme scrutano Gesù. Gli occhi di Gesù che contemplano i piedi che sta lavando, nel gesto che destabilizza tutti. Occhi luminosi che esplorano il senso di quel gesto, occhi stupiti che cercano di capirne il segreto, occhi ammaliati da tanto amore e servizio.
Gesù con il suo sguardo rivolto ai piedi di Pietro, li guida: per costruire la fraternità e la Chiesa è necessario lavarsi i piedi gli uni gli altri. Capiranno che la fraternità si fa solo attorno a quel catino, a quell’asciugamano, a quei piedi lavati.