Il Natale per il nostro vescovo Beniamino è sempre stato «una grande festa di famiglia e di comunità ». Lo è anche oggi con una vicinanza particolare ai poveri attraverso piccoli segni, gesti quasi quotidiani, poco visibili.
Mons. Pizziol vive questo tempo così importante con grande partecipazione e dispendio di energie, «accompagnato dalla fede che mi rende il compito più facile», racconta una mattina di fine dicembre in Vescovado.
Vescovo Beniamino, come sta vivendo questo tempo così significativo per il mondo cristiano?
«Per me Natale significa profondo inserimento nella vita degli uomini, sia per quanto riguarda l’aspetto pastorale sia quello personale. Incontro i rappresentanti di associazioni, di realtà sociali e religiose, cercando di trasmettere a ciascuno il senso della fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio, che si è fatto uomo, uno di noi. La spiritualità di ogni cristiano si realizza nel compiere il proprio dovere nella dimensione di fede centrata su Cristo che entra nella nostra storia offrendo un senso a tutte le fatiche e gioie, di cui è intessuta la nostra esistenza».
Che ricordi di quand’era bambino?
«Ci ritrovavamo con zii, nonni, cugini, parenti, una cinquantina di persone in tutto, a casa della nonna materna a Treporti».
Riceveva regali?
«Il regalo della nonna era un piccolo salame, donato a tutti i nipotini, una quindicina. A casa mia c’era la condivisione familiare dei doni, ma non a Natale, bensì nel giorno della Befana, che vivevo con un’emozione incredibile».
Perché, per la lettera di Natale, ha scelto il tema del lavoro, in particolare quello giovanile?
«Le due questioni che più mi hanno coinvolto e preoccupato negli ultimi mesi sono state i Pfas, soprattutto nella zona di Lonigo, e la situazione della Lovato Gas. Ho incontrato personalmente mamme preoccupate per la salute dei propri figli e dipendenti che sono a rischio di licenziamento, tutti hanno chiesto la mia solidarietà e il mio sostegno. Quest’anno, in particolare, è dedicato ai giovani e non potevo non tener conto che uno dei loro problemi più gravi è la mancanza di lavoro».
Una delle priorità del 2018 è il Sinodo dei Vescovi sui Giovani. La sfida maggiore sarà quella di incontrare quei ragazzi un po’ lontani dal mondo ecclesiale.
«Voglio incontrare e conoscere il mondo dei giovani d’oggi. Purtroppo ho smesso di frequentarlo direttamente vent’anni fa, allora insegnavo religione nelle scuole pubbliche statali, ero vicario parrocchiale e parroco, facevo i campi scuola, le gite con tanti giovani. Da quando sono diventato Vescovo li incontro solo nelle celebrazioni, nella Visita Pastorale e nei colloqui personali».
Si aspetta qualche domanda scomoda?
«Certo, e voglio incontrarli anche per questo. Desidero ascoltare le loro voci, le loro sensibilità , la loro fede e anche i loro dubbi e le loro critiche».
L’intervista completa è pubblicata su La Voce dei Berici di domenica 24 dicembre.