Nel corso del 2024, su 348 capi di nullità esaminati dal Tribunale Ecclesiastico del Triveneto, 277 erano riconducibili al “grave difetto di giudizio circa i diritti e i doveri essenziali del matrimonio” o alla “incapacità di assumere le obbligazioni essenziali del matrimonio”.
Sono i dati diffusi dal Vicario giudiziale mons. Tiziano Vanzetto durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario e che oltre a restituire una “fotografia” dell’attività dell’organo giuridico della Chiesa competente in materia matrimoniale, solleva anche una riflessione sul piano pastorale. «C’è un problema di accompagnamento al matrimonio – afferma mons. Vanzetto in un’intervista pubblicata da Gente Veneta, settimanale del Patriarcato di Venezia -. Se pensiamo che un corso di preparazione al matrimonio dura mediamente 7-8 incontri, quando non un solo fine settimana, è difficile per un operatore pastorale conoscere bene la coppia, capire cosa sta vivendo, perché chiede di sposarsi».
Ma com’è la situazione dei percorsi di preparazione al matrimonio in Diocesi? «Nel 2019, la Diocesi aveva pubblicato un testo per la preparazione dei nubendi – spiega Stefania Refosco responsabile dell’Ufficio per la pastorale della famiglia assieme al marito Stefano Fabris -. Il lavoro ci aveva permesso di “mappare” una cinquantina di percorsi per fidanzati proposti da parrocchie unità pastorali o vicariati. Dopo il 2020 sono cambiate moltissime cose, molti corsi non si fanno più per mancanza di partecipanti, altri cercano di andare avanti anche se con pochi iscritti e altri possono ancora contare su un numero consistente di partecipanti. Come Ufficio vogliamo riprendere queste esperienze e metterle in rete».
Le coppie che decidono di sposarsi sono in calo e spesso «i fidanzati cercano nei corsi la via “più breve” per prepararsi al matrimonio – spiega Stefania -. La sfida è rivolgersi alle coppie già conviventi ma non solo, anche a chi sta semplice mente vivendo una relazione di coppia, ai “morosi” che non hanno ancora maturato l’idea di andare a convivere o sposarsi». Secondo Antonella Faccin, psicologa con una lunga esperienza alle spalle tra consultori familiari e percorsi per fidanzati, «quella che manca oggi nelle coppie è la progettualità. Si arriva anche a convivere senza aver scelto la convivenza, come è avvenuto durante il Covid. Così poi accade che ci si conosce veramente quando si vive insieme e salta tutto. Va le anche per il matrimonio».
A monte di tutto, secondo Antonella, «c’è l’incapacità di leggere le proprie emozioni che ha per conseguenza l’incomunicabilità, la mancanza di un dialogo profondo. La cura di queste dimensioni richiederebbe percorsi che iniziano due anni prima che la coppia si sposi o vada a convivere. Non dobbiamo fornire ai fidanzati il “passaporto” per il matrimonio, ma proporre percorsi e riflessioni per le coppie in quanto tali».
Non mancano in Diocesi esperienze che vanno in questa direzione. A fine febbraio è iniziato il Percorso coppie pro posto dall’Up di Sandrigo, dieci incontri settimanali «aperti a tutte le coppie, anche se non hanno deciso se e dove sposarsi – spiega il parroco don Giovanni Sandonà -. La proposta è nata con queste caratteristiche nel 2016. Siamo partiti con sette coppie, oggi quelle iscritte sono 45 e vengono anche da Piove ne e da Castelfranco. Tra loro c’è anche chi non è credente». Il percorso è ricco di interventi e testimonianze di altre coppie e famiglie, anche su temi impegnativi come la generatività, la disabilità, le questioni giuridiche ed economiche e il lutto, oltre all’antropologia biblica e al matrimonio cristiano. «Alla fine di ogni percorso proponiamo un questionario anonimo e personale. Circa il venti per cento delle coppie continua a convivere, le altre scelgono di sposarsi, in chiesa o in municipio. Emerge forte l’esigenza di proseguire nel percorso e la necessità di affrontare il tema dell’omosessualità. Questo aspetto secondo me ha diverse sfaccettature e va approfondito per capire se alla base c’è una identità sessuale fragile, l’esigenza da parte ci conoscenti omosessuali di vivere un per corso di coppia o come affrontare l’omosessualità di un figlio o di una figlia».
«Secondo me c’è un bisogno di formazione, un “buco” che riguarda i venti-venticinquenni. Tra animatori e capi scout ci sono una dozzina di coppie che non cercano e non chiedono un percorso per fidanzati ma hanno il bisogno di affrontare argomenti che hanno a cuore: la comunicazione, la generatività, la famiglia d’origine, l’economia». Così don Simone Stocco, parroco dell’Up di Caldogno e Villaverla che accompagna il gruppo “Coppie in cammino”. «È un’esperienza molto diversa da quella che siamo abituati a proporre come preti, molto in formale, autogestita e “orizzontale”. Richiede spazio e, soprattutto tempo, anche speso in un apparente “far niente”».
Andrea Frison
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