Sono cinquemila i vicentini e le vicentine “dipendenti”, in forma grave al punto da richiedere un intervento esterno: per alcool e droghe chimiche sintetiche, per oppiodi e cannabinoidi (Thc), per ludopatia e tutte le forme riconosciute di dipendenza.
A prendersi cura di loro, con interventi mirati e finalizzati a riportarli in società e a una vita normale, c’è una “rete” che vede in prima linea i dipartimenti SerD delle Ulss 8 Berica e 7 Pedemontana. È un servizio che fa i conti con un leggero aumento del fenomeno nella popolazione giovanile. Con maggiori complessità, dettate dalla compresenza di più problematiche in un solo paziente. Allo stesso tempo – e questa è una buona notizia – c’è un lavoro di squadra più intenso e convinto da parte di servizi diversi, equipe miste che permettono di affrontare meglio casi che appunto hanno più sfaccettature.
Ne parlano la dottoressa Roberta Sabbion, dirigente del SerD dell’Ulss 8, e il dottor Giovanni Greco, a capo del SerD dei due dipartimenti di Bassano e Schio-Thiene della Ulss 7. «Bisogna precisare che il SerD non è un osservatorio della situazione complessiva del territorio, ma delle situazioni più gravi – osserva Sabbion – abbiamo un aumento dell’uso di sostanze chimiche e la tendenza su Vicenza ad un aumento dei casi di ragazzi giovani, dai 25 anni in giù. Ma la situazione è diversa nei vari territori della nostra azienda sanitaria. Nell’area di Valdagno abbiamo più casi di stranieri, a Noventa più lungodegenze. Quello che è veramente in aumento esponenziale è la complessità. Non c’è più la persona con un singolo problema, ne ha sempre quattro o cinque: nicotina, alcool, Thc, disagi psichici, a volte un quadro psichiatrico conclamato».
Nell’area dell’azienda sanitaria Berica i pazienti seguiti sono circa 2800. Nei due distretti bassanese e altovicentino sono circa 2200. «A noi si rivolgono tutte le fasce d’età – spiega Greco – abbiamo in carico anche ultrasettantenni. Riscontriamo una precocità, incremento della popolazione giovanile. Con più fattori a determinarla: non ultimo l’incremento, non eclatante ma attestato, dei reati legati alle sostanze stupefacenti che coinvolgono minori». L’interrogativo, in questi casi, è come affrontare nel modo giusto l’intervento. «Generalmente viene coinvolta la famiglia – sottolinea Greco – che accompagna il minore. I genitori sono parte integrante del percorso: non certo perché sono coinvolti nel reato, in generale erano ignari della situazione. Ne consegue che ci sono delle relazioni da ricostruire, in famiglia, regole e obietti vi che vanno ridiscussi». Conferma la direttrice del SerD Ulss 8: «Nel nostro intervento, prima di tutto “rimettiamo insieme i pezzi”. Se non si capiscono le situazioni, il contesto, la famiglia, non si può procedere. Su questo si lavora moltissimo, altrimenti l’intervento è praticamente inutile e il ragazzo poi rischia seriamente di rientrare nella dipendenza».
Non va sottovalutato che, per la persona con una o più dipendenze, l’uso di sostanze «dal suo punto di vi sta soggettivo è un tentativo di “curarsi” da qualcosa d’altro che per lui o lei è peggiore – spiega la specialista – noi al lora dobbiamo arrivare a quel “molto peggio”, per difficile che sia. Sia chiaro che i ragazzi conoscono bene, più di quel che pensiamo, le sostanze stupefacenti. Non è più un fatto di ignoranza, non sono sciocchi: anzi spesso hanno una sensibilità superiore a noi». Quanto alle sostanze che vengono usate, nei SerD del Vicentino si rileva che «la cannabis è presente e in modo continuo, come eroina ed alcool. C’è un significativo uso di cocaina – precisa Greco – è una sostanza che costa meno che in passato, pur continuando ad essere costosa, e che ha una serie di risvolti negativi. Dà dipendenza; allontana dalle relazioni e porta all’isolamento; dà un’illusione di controllo sul tutto, di azzeramento delle situazioni critiche. Un’idea di strapotere che non corrisponde al reale. Molte persone utilizzano la cocaina per sovvertire l’idea del destino che li sta sopraffacendo, con consumo da soli o in coppia e sviluppo di paranoie e sintomi realmente psicotici, deliri». Il “mercato” è però in vaso anche da molto altro. In primis cannabinoidi sintetici e oppiodi sintetici, «sui quali c’è grande allarme – riporta il direttore del SerD Ulss 7 – è chiaro che è un tema estrema mente delicato: prescrivere un oppioide per una terapia del dolore è assolutamente legittimo. Ma è importante che poi segua un attento monitoraggio del paziente, soprattutto se ha una storia passata di dipendenza.
Andrea Alba
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