Las Vegas è una città ben strana. Il suo nome evoca la ricerca di un divertimento “matto e disperatissimo”: gioco d’azzardo, locali notturni, shopping compulsivo, matrimoni fatti e disfatti in una notte, avventure ed eccessi di ogni tipo. E che si tratti della Babilonia dei giorni nostri lo confermerebbe anche il vecchio motto americano (e molto puritano): “ciò che accade a Las Vegas, resta a Las Vegas”. Nel 2023 (e non era la prima volta) proprio all’ombra dei suoi casinò e seducenti locali notturni si svolse una delle più partecipate convention mondiali di operatori del settore funerario. Il binomio eros e thanatos resta evidentemente un classico. A completare questo quadro pittoresco si aggiunge la fiera internazionale della robotica, il Consumer Electronics Show, che, sempre nella celebre città del Nevada, si tiene all’inizio di ogni anno. Chissà se è stata proprio Las Vegas a ispirare il titolo della serie cult Love, Death & Robots.
Tra le invenzioni presentate nell’edizione di quest’anno, conclusasi sabato 11 gennaio, troviamo un robottino aspirapolvere dotato di braccio meccanico per raccattare calzini e mutande sporchi disseminati per la casa e portarli in lavanderia; un cucchiaio capace di salare, nella giusta misura, ogni singolo boccone di minestra; un copricapo dotato di pannelli solari per ricaricare i nostri device elettronici; e ancora una TV in grado di far fare i compiti ai bambini (sic!), una culla intelligente che si mette in azione da sola se il bimbo manifesta irrequietezza, un cimitero delle identità digitali (che sempre più di frequente sopravvivono online a chi le ha create) e un robot con cui fare conversazione quando ci si sente soli.
Qualcuno ha definito la fiera di Las Vegas “un gran carnevale della tecnologia” (e il tempo effettivamente è quello), ma tra le tante stravaganze c’è anche qualche invenzione utile come una sella salvavita che vibra avvisando così il motociclista di possibili pericoli o il dispenser digitale che aiuta le persone a ricordarsi di prendere i farmaci al momento giusto e nella giustaquantità. Resta, però, in tutto questo la sensazione che si cerchi di compensare con la robotica una diffusa perdita in umanità. Quali effetti potrebbero sortire a lungo termine alcune di queste “sostituzioni” sul nostro vissuto emotivo e sociale? Davvero un androide può cullare il neonato al posto della mamma o una smart TV aiutare un ragazzo a studiare al posto del papà? E parlare con un robottino può davvero colmare per un anziano il vuoto delle visite e delle telefonate mancate di amici e parenti?
Pensare di poter delegare alle macchine ciò che necessita di un cuore oltre che di una intelligenza (peraltro artificiale) pare operazione inquietante e pericolosa per il genere umano. Bernanos, ben prima dello sviluppo dell’elettronica, profetava l’avvento di una civiltà delle macchine e di un conseguente nuovo “luddismo”, una lotta violenta con la distruzione dei robot prima che questi ci privino di ciò che ci rende umani. Arriveremo davvero, prima o poi, ad un tale scontro di civiltà?
Quel che è certo è che nel frattempo, in assenza di altri umani con cui parlare, piuttosto che con l’intelligenza artificiale preferisco farlo da solo o con il mio cane, nel cui sguardo permane almeno la sacra scintilla dell’imponderabile.
Alessio Graziani, donalessio@lavocedeinerici.it
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