Non può che cominciare così il saluto affettuoso dell’Azione cattolica vicentina al suo presidente, che ha amato questa associazione con passione concreta. Ha dedicato ad essa e alla Chiesa la sua vita operosa, spendendosi con generosità, con coraggio, con intuizione.
E’ stato sicuramente un uomo responsabile dei talenti ricevuti, li ha fatti fruttificare e li ha condivisi, perché ha avuto fiducia in Dio.
E’ stato presidente diocesano dal 1986 al 1992, ricevendo il testimone da Fernando Cerchiaro. Ma prima ancora è stato presidente dei quattro vicariati urbani e vice adulti diocesano, aprendo la strada al rinnovamento del settore, direi ad un ringiovanimento nello spirito e nello stile della formazione degli adulti. Durante la sua presidenza diocesana, che fu impegnata anche nell’accoglienza del papa in visita a Vicenza, ebbe sicuramente un’attenzione paterna per i più giovani. Non a caso, forse, al termine del suo mandato il testimone passò ad una giovane donna, Paola Tessarolo.
Io ho avuto modo di apprezzare le sue doti, la sua passione e la sua tenacia quando, con Lucio Turra, sono stata chiamata alla responsabilità del Settore adulti. Cessato, infatti, il servizio come presidente diocesano, Enrico, mentre continuava ed approfondiva il suo impegno in diversi ambiti del sociale, continuò a dare il suo prezioso contributo nel settore con un’attenzione particolare alla Terza età di cui lui intuiva tutte le potenzialità. Come dimenticare l’impegno profuso per la progettazione dei campi scuola adulti e l’intuizione del campo mobile? Iniziammo insieme questa avventura col primo campo sulle orme di Papa Giovanni XXIII e Giuseppe Lazzati. Come dimenticare le riunioni in casa sua con don Luigino ed altri amici per la progettazione e la stesura dei sussidi diocesani?
Come dimenticare il suo continuo richiamo a coltivare una spiritualità popolare, con i pellegrinaggi a Chiampo e i ritiri spirituali a Villa San Carlo, e insieme a curare la dimensione socio-politica nella formazione e nelle scelte concrete? Sono state davvero preziose le sue provocazioni in questo senso, a cui si univano quelle di Linda Zini. Ecco, il ricordo di Enrico porta con sé altri volti, perché lui era abituato a lavorare insieme, come si fa in AC, a confrontarsi, a suscitare e valorizzare talenti.
Non posso infine dimenticare gli incontri a casa sua, negli anni della malattia, i suoi racconti lunghi e appassionati.
Su tutto si staglia il sorriso gentile con cui accolse in casa sua me, da poco diventata presidente, e il giovane segretario associativo, Stefano, per la consegna della tessera onoraria: piccolissimo gesto di riconoscenza di un lungo fedele servizio.
Grazie, Enrico, e da lassù veglia sui tuoi familiari e sulla “tua” associazione.