«Quello che ci raccontano gli studenti con cui rimaniamo in contatto è che all’estero riescono a trovare occupazioni più aderenti al loro percorso di studi, con modalità organizzative più flessibili e progressioni di carriera fondate su criteri più meritocratici». A dirlo è Ruggero Carli, 45 anni, originario di Schiavon, ma bassanese di adozione e professore associato del Dipartimento di ingegneria informatica dell’Università di Padova.
Ruggero Carli è uno degli ospiti dell’incontro organizzato dal Gruppo per l’impegno socio politico (Gisp) della parrocchia di Santa Croce a Bassano sul tema “I giovani e il lavoro: chi viene, chi va…” di venerdì 1 dicembre alle 20 nell’aula magna dell’Oratorio Frassati. Oltre a Carli intervengono Simone Cerlini, direttore della Divisione lavoro di Afol metropolitana e i giovani della Scuola di politiche del territorio “Oltrevia”. Ad introdurre la serata, il coro gospel “Fritto vocale”.
Rispetto al tema trattato, Carli offre un punto d’osservazione particolare, utile però considerare due tendenze: la partenze dei giovani che decidono di lavorare all’estero dopo la laurea e l’impatto delle nuove tecnologie nel mondo del lavoro. «Vedendo le statistiche elaborate dai servizi che analizzano i percorsi post universitari come Almalaurea, mi viene da dire che i giovani potrebbero trovare anche in Italia un lavoro con stipendi dignitosi – spiega Carli -. Quello però che ci raccontano gli studenti con cui rimaniamo in contatto è che all’estero riescono a trovare occupazioni più aderenti al loro percorso di studi, con modalità organizzative più flessibili e progressioni di carriera fondate su criteri più meritocratici. Va anche detto che negli anni sono aumentate le possibilità di svolgere periodi di studio all’estero, e quella è già una prima occasione per “adocchiare” proposte di lavoro interessanti».
Non mancano studenti stranieri che intraprendono corsi di laurea in Italia. «Fortunatamente godiamo di buona reputazione, lo dimostra il fatto che docenti di università estere ci scrivono per segnalare studenti interessati a percorsi di dottorato post laurea. Il problema è che anche chi intraprende la carriera universitaria all’estero, poi fatica a rientrare in Italia. Non si fa abbastanza per bilanciare i flussi di uscita con quelli in entrata».
C’è infine il tema dell’innovazione tecnologica, su tutto la cosiddetta “intelligenza artificiale”, ma anche la robotica e l’automazione. «Sono tecnologie che stanno avendo un’applicazione sempre più diffusa nelle aziende, con risultati sempre più convincenti e strutturati, permettendo di razionalizzare il proprio lavoro. Stanno nascendo nuove figure professionali, ma il numero di studenti non è sufficiente per rispondere al boom di imprese che si occupano di hi-tech. Ma se un giovane, appassionato, decide di dedicarsi allo studio dell’automazione e degli algoritmi alla basa della cosiddetta “intelligenza artificiale”, mi sento di dire che sta investendo bene sul suo futuro. Le richieste di esperti in questo campo sono già tante e aumenteranno».
Andrea Frison