Nasi Isidane Cabrel sta provando a fare un orto per piantare manioca e altri ortaggi che era abituato a coltivare in Camerun. «Mi sono anche costruito una zappa come quelle che si usano da noi», racconta il 17enne, sbarcato a Lampedusa nel 2023 e oggi residente nella canonica di Colzè assieme ad altri giovani migranti come lui. «La cosa difficile è trovare i semi», aggiunge. Intanto, però, un seme l’ha trovato ed è germogliato. Cabrel è infatti uno dei catecumeni che ricevono i sacramenti durante la veglia pasquale, in Cattedrale.
La sua storia comincia nel piccolo villaggio di Bao, vicino alla città di Baham, nell’est del Paese. «Non ho mai conosciuto mio padre, mia madre è morta quando avevo 4 anni, dopo aver partorito mio fratello – racconta il giovane -. Sono cresciuto con mia nonna e mio nonno, custode delle tradizioni del villaggio. Per questo mi rimproverava quando scopriva che frequentavo la chiesa del villaggio. Ma io ero curioso, e non ho smesso». Dopo la morte del nonno, per Cabrel le cose si sono fatte difficili. «Ricevevo minacce di morte continuamente e ho lasciato il villaggio». Il viaggio lo ha portato prima in Nigeria, poi in Algeria e quindi in Tunisia. «Avevo trovato lavoro, ma non avevo documento, così sono stato arrestato. Ho fatto quattro mesi di prigione, poi ho deciso di partire per l’Italia». Dopo essere sbarcato a Lampedusa, Cabrel è arrivato a Colzè e per lui è iniziata una nuova vita. Intanto ha ricominciato a frequentare la chiesa e, soprattutto, ha trovato un “papà”: è così che Cabrel chiama Gianni Barutti, una delle prime persone che ha conosciuto in paese. «Stavamo preparando la sagra, lui si è avvicinato per chiedere se poteva darci una mano – racconta Gianni -. Poi, in chiesa, ha cominciato a venirsi a sedere vicino a me e mia moglie, io gli traducevo in inglese le letture». Ed è così che Cabrel ha maturato il desiderio di diventare cristiano. Ad accompagnarlo, oltre a Gianni, c’è anche Anna Maria Fossà, maestra in pensione che ha insegnato italiano a Cabrel e agli altri ospiti della canonica. «Tutti aspettano Cabrel per fargli festa dopo Pasqua – racconta Anna Maria -. A Colzè non è mai capitato di avere un catecumeno, è la prima volta!».
«Questo cammino mi ha fatto vedere la vita in modo più semplice, prima il mio cuore era abbattuto non volevo andare più avanti», racconta Cabrel, che ora sta frequentando le scuole medie a Vicenza e poi si scriverà a un centro di formazione professionale.
«Voglio fare il saldatore – confida -. Provo nostalgia per il Camerun, specialmente per mio fratello che ha 12 anni. Ma ora nel mio cuore c’è anche la gioia».
Andrea Frison
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