Chiara, 45 anni, di Treviso, da 13 anni, assieme al marito Alberto, accompagna le coppie in crisi matrimoniale che decidono di intraprendere il percorso “Retrouvaille” (“ritrovarsi” in francese), nato negli anni ’70 da un’equipe di psicologi e pedagogisti canadesi, arrivato in Italia agli inizi degli anni 2000, fortemente voluto dalla Conferenza episcopale italiana. I due sposi, genitori di due preadolescenti, sono i responsabili dell’area nord-est Italia. Anni fa anche loro hanno attraversato un momento difficile, superato grazie al percorso e tanta buona volontà . «”Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” – dice Chiara -. Ringrazio la Provvidenza che mi ha portato a “Retrouvaille”. Abbiamo deciso di metterci a disposizione degli altri praticamente subito: la messe è tanta ma gli operai sono pochi».
Quando e perché il vostro matrimonio ha cominciato a scricchiolare?
«Eravamo sposati da poco. Mi ero spostata da Treviso a Mantova, città di mio marito. Non mi sentivo capita. Alberto ed io non riuscivamo più a comunicare i nostri sentimenti, i nostri stati d’animo».
Diversità di carattere?
«Alberto è chiuso, introverso, io sono estroversa, solare, espansiva, avevamo esigenze diverse. Abbiamo trascorso un paio di anni tra alti e bassi, allontanandoci sempre di più. Tra di noi c’erano solo passaggi di informazioni. Abbiamo chiesto aiuto ad un prete che ci ha consigliato “Retrouvaille”».
C’era la volontà da parte di entrambi di salvare il matrimonio?
«Entrambi abbiamo ricevuto un’educazione cattolica. La rottura di un matrimonio è un fallimento, una ferita che ti segna per tutta la vita. Non volevo accettare che finisse, ero stanca, ma ci credevo, mi sembrava impossibile che non potesse funzionare».
In che cosa consiste il percorso Retrouvaille?
«Consiste in un fine settimana dal venerdì sera alla domenica pomeriggio e da 12 incontri successivi sabato o domenica che si tengono a Vicenza, in collaborazione con la parrocchia di Anconetta».
Cosa vi danno… consigli, formule, pozioni magiche?
«Non scherzi, anch’io non avevo grandi aspettative. Invece quel primo fine settimana mi ha rivoltata come un calzino, mi è sembrato di entrare in una centrifuga, c’è stato un ribaltamento totale delle nostre modalità di comunicazione. Gli incontri di un paio d’ore l’uno approfondiscono le varie tematiche affrontate durante il fine settimana. Abbiamo imparato nuove strategie e ci siamo riscoperti».
Quali sono queste strategie? Mi faccia un esempio concreto.
«Altre coppie spiegano e dimostrano come dialogare nel modo corretto, come ascoltare, come gestire il conflitto e, se ce ne fosse bisogno, come perdonarsi. La tecnica consiste in quattro passi da seguire grazie ai quali impari qualcosa in più dell’altra persona. Il conflitto non si risolve in “ho ragione io oppure hai ragione tu”, l’obiettivo è raggiungere una soluzione comune, si entra in comunione, dall’altro si può imparare un modo nuovo di vedere lo stesso problema. Nel nostro caso ci fu anche un fuori programma».
Quale fuori programma?
«Scoprii di essere incinta del nostro primo figlio. Non avevo molta fiducia in me stessa e nel rapporto, pensai: “Mamma mia, non abbiamo ancora risolto, proprio adesso?”. Evidentemente Dio ci aveva visto lungo. Piano piano abbiamo risalito la china».
Per rimettere in piedi un matrimonio serve tanta forza di volontà da parte di entrambi.
«Il corso ti offre degli strumenti ed è importantissima la presenza delle coppie che ci sono passate con cui puoi confrontarti. “Retrouvaille” è una grande famiglia sempre a disposizione. Come coppia abbiamo sofferto, ci siamo impegnati tanto, abbiamo messo in atto le strategie imparate, servono tempo e dedizione. Oggi restituiamo quello che abbiamo ricevuto. Nel percorso fatto ho visto la grazia di Dio, pensando anche e soprattutto ai nostri figli. Oggi siamo felici. A volte c’è qualche incomprensione, ma ci guardiamo negli occhi e ci impegnano a parlarci apertamente e a risolverle nel modo giusto».
Marta Randon
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