Col SUV non si va in Paradiso, ma facilmente si possono mandare al Creatore pedoni e ciclisti prima del tempo. Una sensazione che mi accompagnava da un po’ ha trovato conferma nei giorni scorsi nella pubblicazione dei risultati di un’indagine compiuta da CleanCities (Città pulite), una compagine europea che raggruppa oltre cento tra ong, associazioni e movimenti di cittadini che si battono per una mobilità urbana più sicura e sostenibile.
Le auto vendute in Europa sono sempre più grandi e ingombranti. La crescita certificata dal 2000 in poi è di quasi 1 centimetro all’anno in larghezza e in altezza. Altro che decrescita felice. Qualcuno l’ha definito un processo di “suvizzazione” delle automobili. Utilitarie, monovolumi e stationwagon sono quasi scomparse a favore degli Sport Utility Vehicles, i SUV appunto, automobili che combinano elementi di auto da strada con quelli di veicoli fuoristrada e dunque sono caratterizzate soprattutto da una posizione di guida molto rialzata. Perfino la Fiat 500, simbolo in Italia per decenni della piccola utilitaria versatile e accessibile a tutti, è esplosa nella versione maxi, vittima di questa nuova contagiosa pandemia del settore automobilistico. Lo scorso anno il 56% delle nuove auto immatricolate in Europa erano SUV.
Il motivo di questo successo, come ha spiegato Claudio Magliulo, responsabile di CleanCities Italia, è dovuto al la spinta commerciale da parte delle case automobilistiche che sulla vendita di tale tipologia di automobili hanno evidentemente maggiori margini di guadagno rispetto alle auto normali. La leva che fa convinti gli automobilisti a scegliere un SUV è soprattutto quella della sensazione di una maggiore sicurezza alla guida. Ma attenzione, sicurezza per sé, non certo per gli altri: automobilisti, ciclisti e, soprattutto, pedoni. Un dato allarmante, messo in luce da numerose ricerche, mostra un aumento di incidenti mortali sulle strade di tutta Europa, dovuti alla velocità, ma anche alle dimensioni e al peso dei veicoli che circolano sulle nostre strade. L’altezza media del cofano di un SUV è attualmente di 90 cm (con punte oltre un metro per i modelli più grandi e costosi), contro i 75 cm di un’auto normale. Questo aumento rende i veicoli molto più pericolosi in caso di incidente. Innanzitutto perché il pedone o il ciclista colpito da un cofano così alto, anziché essere fatto rimbalzare di lato, facilmente viene schiacciato dall’investitore; in secondo luogo perché la visibilità del guidatore di un SUV rispetto a ciò che ha davanti si riduce notevolmente, fino a non vedere un bambino di 9 anni in piedi davanti alla propria vettura. La mortalità di pedoni e ciclisti, in caso di incidente con un SUV, cresce del 27 % e negli ultimi 10 anni in Europa sono stati oltre 6mila i bambini morti in tali tipologie di scontri. Scegliere di guidare un SUV, senza contare poi altri problemi legati a consumi (e dunque inquinamento) e occupazione di spazio pubblico (molte volte a queste auto non basta il parcheggio tratteggiato per un solo veicolo), comporta dunque l’assunzione di precise responsabilità che, ci pare di poter dire senza moralismi, difficilmente si coniuga con un’etica evangelicamente ispirata di stare a questo mondo.
La sfilata dei SUV dei genitori che vanno a riprendere i propri pargoli all’uscita da scuola (istituti cattolici in prima fila) è purtroppo un’ulteriore imbarazzante icona di un Occidente sempre più egoista e prepotente. Ma come ricorda va un cartello appeso fino a non molti anni fa all’ingresso di Villa San Carlo a Costabissara, per il Paradiso si viaggia essenzialmente in treno, in terza classe, con bagaglio leggero, meglio se sulle ginocchia di Santa Madre Chiesa.
Alessio Giovanni Graziani, donalessio@lavocedeiberici.it
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