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Casi di autismo in aumento. E non è più un tabù

di Marta Randon

“Rientrare nello spettro dell’autismo è più comune di quanto si pensi”. Lo dice l’Istituto Superiore della Sanità. Bambini e ragazzi con questo disturbo sono tra noi. E cominciano ad essere tanti. Alcuni hanno atteggiamenti più evidenti, altri, accompagnati negli anni da professionisti con incontri e attività adeguate, non si distinguono, sembrano solo un po’ bizzarri. Ma il disagio e la sofferenza di sentirsi diversi rimangono.

Abbattere tabù, pregiudizi e preconcetti è l’obiettivo primario quando si parla di autismo e spettro dell’autismo. La società sta facendo la sua parte. A Vicenza e provincia il lavoro in questi ultimi anni del mondo della scuola e delle neuropsichiatrie infantili in sinergia con istituzioni,  associazioni, enti, famiglie coraggiose e docenti volenterosi comincia a dare i suoi frutti. Dare dell’ “autistico” a qualcuno è ancora un’offesa, sinonimo di incapacità di “stare al mondo”, di essere empatici, di essere conforme alla massa, uguale agli altri, come la società richiede, ma una serie di progetti, attività e la giusta informazione hanno dato il via al superamento di tabù e luoghi comuni. La sindrome di Asperger  (autismo ad alto funzionamento), ad esempio, è stata sdoganata; quando se ne parla c’è una maggiore consapevolezza, grazie anche ai recenti “outing” di scrittori e giornalisti italiani e stranieri. 

Domenica 2 aprile è la giornata mondiale di sensibilizzazione che assume un signifcato maggiore se si leggono i dati diffusi dall’Ufficio scolastico regionale – ambito territoriale di Vicenza. Nel nostro capoluogo (e provincia) i bambini e ragazzi a cui è stata diagnosticata una forma di autismo (anno scolastico 2021-2022) sono 610, in aumento del 18,2 per cento rispetto all’anno precedente, quando erano 94. Ma a saltare all’occhio è l’enorme incremento in 10 anni: +312,2 per cento di alunni con autismo diagnosticati rispetto all’anno 2011-2012. Un salto importante che si osserva in tutta la sfera delle disabilità che colpisce nel Vicentino oltre 4.234 alunni. In totale, in Veneto, gli scolari con disabilità sono 18.821 e Vicenza è la provincia con il numero più alto, seguita da Verona con 4.083 alunni. 

Ma perché questo aumento di bambini e ragazzini nello spettro? «Negli anni siamo diventati più bravi e precisi a fare diagnosi – risponde il direttore della Neuropsichiatria infantile delll’Ulss Berica Elena Finotti -. Prima avevamo una lente meno specialistica e facevamo diagnosi più generiche. Con formazioni specifiche ci siamo specializzati soprattutto nella diagnosi precoce dei disturbi di livello 1, cioè dell’autismo ad alto funzionamento o sindrome di Asperger. Si comincia con le certificazioni (se c’è né bisogno ndr) già alla scuola dell’infanzia. C’è senza dubbio anche un incremento dei numeri, probabilmente legato anche al rallentamento degli accessi al Servizio Sanitario dovuto al Covid». Le cause dell’autismo non sono ancora chiare. Ha una significativa base ereditaria ma non è stato possibile identificare un gene in grado di causarne i sintomi. 

Dall’anno scolastico 2016/17 l’Ufficio scolastico di Vicenza raccoglie anche i dati degli alunni con disabilità delle scuole dell’infanzia paritarie aderenti alla Fism. Se quest’ultime diminuiscono (-5,3% in 5 anni), i bambini con disabilità (Legge 104/92) sono aumentati del 25,37% rispetto all’inizio della rilevazione; su 132 bambini con disabilità 46 alunni rientrano nello spettro dell’autismo.

Parlare di autismo è come parlare d’amore. Le sfaccettature sono infinite. Dalle forme più gravi che purtroppo compromettono in modo importante la comunicazione e le interazioni sociali, a quelle più leggere, in cui ragazzi e ragazze con autismo ad alto funzionamento possono essere eccellenti alunni, buoni amici, possono diventare apprezzati professonisti, avere una famiglia. Spesso l’errore è mettere tutti dentro lo stesso calderone. 

Nei social network si incontrano persone con autismo che hanno deciso di raccontarsi per abbattere le barriere. Tra i tanti profili Facebook è utile dare un’occhiata a quello di “Autistic Red Fryk Hey”. Red è una giovane ballerina professionista amante del rosso, il suo “interesse assorbente”. È seguita da decine di migliaia di persone e con simpatici video spiega come funziona il suo cervello rispetto alla maggior parte delle persone, che cosa significa essere neurodiversi, le sue difficoltà giornaliere nelle relazioni, le incomprensioni, quanto possano essere insopportabili fisicamente alcuni rumori o luci.  «L’autismo è una disabilità, ma non una malattia – racconta  -. Quando la mia mente si fissa su qualcosa non riesco più a fare niente perchè il mio cervello in quel momento sta investendo tutte le energie. Non serve a nulla che mi dicano “Basta non pensarci”. Non ci riesco. Io sono fiera di essere autistica. Disabilità e autismo non sono brutte parole, ma non è facile. Sono stanca di essere considerata l'”errore”. Sono stanca di sertirmi dire che esprimo tutto in modo strano, che è difficile comprendermi. È frustrante». 

L’Ufficio scolastico di Vicenza negli anni ha investito tempo e risorse. Dal 2007 è attivo a Vicenza lo “Sportello autismo” con una cinquantina i docenti in costante formazione. È stato il primo in Italia nel suo genere nato come risposta ad un bisogno crescente di alunni con autismo nelle scuole. Oggi in Veneto ce ne sono 7, uno per provincia con linee d’intervento comuni.  «Dal 2009 aiutiamo le scuole del territorio e sempre più istituti di ogni ordine e grado si rivolgono a noi – spiega Claudia Munaro, referente inclusione dell’Ufficio scolastico di Vicenza e coordinatrice dello Sportello autismo provinciale -. Al 15 febbraio il nostro servizio ha seguito 207 alunni, la maggior parte maschi, con un incremento rispetto al precedente anno scolastico di 63 unità. Dal 2015 il Ministero ha preso il nostro lavoro come modello e oggi esiste uno sportello in ogni città italiana (il capofila è l’Ic di Lonigo, info su: www.sportelliautismoitalia.it). Munaro da docente ho cominciato ad occuparsi di ragazzi con disturbi dello spettro nel 1997. «Oggi nelle scuole individuiamo i casi precocemente. La società sta facendo passi avanti importanti anche se a occhio nudo si fanno fatica a vedere. I risultati di oggi saranno molto più visibili domani. Dal 1997 di strada ne è stata fatta tanta. Ringrazio i genitori e i presidenti delle associazioni. L’evoluzione parte da loro».

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