Suor Rita Giaretta fa il bis. Dopo l’esperienza di ‘Casa Rut’ a Caserta, che in 25 anni di vita ha ospitato oltre 600 donne (con i loro bambini) liberate dalla tratta, l’Orsolina del Sacro cuore di Maria di origine vicentina ha fondato a Roma ‘Casa del Magnificat’. «Il nome fa riferimento alla gioia – dice -. Pensiamo che ci sia una grande voglia di felicità . Dio ci vuole felici» Si trova al sesto piano di un condominio nel quartiere periferico della parrocchia di San Gabriele dell’Addolorata, zona Tuscolana, da un milione di abitanti.
Suor Rita ha fondato Casa del Magnificat con una consorella, suor Assunta Pavanello: «L’appartamento ci è stato donato da una signora – racconta la suora di Quinto Vicentino -. Al momento stiamo accogliendo due ragazze. Fanno esperienza di famiglia, sentono il calore di una casa. Hanno vissuto l’inferno».
Il primo obiettivo è sensibilizzare sul problema della tratta e dello sfruttamento della prostituzione, ma non solo. «Siamo un segno di speranza per tante donne che vivono qui – continua la religiosa -. Ci sono madri, ragazze vittime di un altro tipo di violenza, quella domestica. Vengono a trovarci e si raccontano. C’è un bisogno infinito di relazione».
Con la pandemia, in particolare con il lockdown dello scorso anno, le violenza domestiche sono aumentate. «C’è la tratta, ma ci sono anche tantissimi rapporti malati all’interno delle mura – sottolinea suor Rita -. Soprattutto in questi grandissimi quartieri romani».
Oltre a Casa Rut, suor Rita a Caserta ha fondato la cooperativa ‘New Hope’ che gestisce una sartoria nella quale sono occupate le donne liberate dalla schiavitù. «Solo il lavoro restituisce protagonismo e dignità ».
«Qui a Roma le donne per strada sono diminuite causa coprifuoco, ma non scomparse – racconta ancora suor Rita -. Sono costrette ad esercitare negli appartamenti e a prestarsi al sesso a distanza, on line. Soprattutto in questo periodo la rete del sommerso è enorme ed è difficile da quantificare».
Alla diminuzione delle presenze in strada ha infatti fatto seguito una crescita del mercato dell’indoor, che ha finito per rendere queste donne ancora più invisibili e irraggiungibili.
Suor Giaretta fa parte del coordinamento diocesano di Roma per la tratta che riunisce varie realtà e associazioni. Lavora con il vescovo del Settore Est di Roma, mons. Gianpiero Palmieri (qui a destra con suor Rita – al centro – e suor Assunta).
La Diocesi della capitale di recente ha promosso un percorso formativo sul tema dello sfruttamento sessuale e della tratta di esseri umani. Un itinerario che intende far luce su un fenomeno drammatico, aggravato ulteriormente dalla difffusione del Covid. «La realtà si può comprendere solo nel contesto più ampio dell’economia di mercato, caratterizzato da un modello neoliberista che privilegia il profitto rispetto ai diritti umani – ha commentato senza giri di parole l’orsolina nell’ultimo incontro su Zoom -. In una società mercantile come la nostra il denaro è diventato il generatore simbolico di tutti i valori».
Secondo suor Giaretta «l’antidoto alla cultura dello scarto sono l’accoglienza, la cura e la dignità del lavoro».
L’Orsolina per la prima volta è scesa in strada nel 1996 nel giorno della festa della donna con mazzetti di mimose in mano da distribuire alle schiave del sesso. Casa Rut e la cooperativa ‘New Hope’ sono nate dai quei primi ‘Help me!’, ‘Help me!’. In quasi trent’anni di attività ha incontrato migliaia di volti deturpati dalla violenza e dalla sopraffazione.
«Sulla strada non ci sentivamo delle salvatrici – spiega – ma semplicemente delle donne che incontravano altre donne. Per noi era importante posare su di loro uno sguardo di benevolenza, di amore e di rispetto che le facesse sentire di nuovo persone».
Ora la storia si ripete con ‘Casa del Magnificat’ nella capitale e la missione di suor Rita continua.