«Speranza, camminare insieme, ministerialità: attorno a queste tre grandi dimensioni vorremmo vivere quest’anno pastorale, in continuità con il percorso compiuto e con la grazia che ci viene dal Giubileo».
La Festa della Natività della Beata Vergine Maria, patrona della Diocesi e della città di Vicenza è tradizionalmente l’occasione per annunciare le coordinate necessarie per tracciare la rotta nel nuovo Anno pastorale, un anno particolare che introdurrà i fedeli vicentini nel grande Giubileo del 2025 e vedrà concludersi il cammino sinodale della Diocesi.
Vescovo Giuliano, cosa contraddistingue il cammino di quest’anno?
«Ho scelto tre parole che ci accompagneranno: speranza, camminare insieme e ministerialità. Di speranza ne abbiamo tanto bisogno, dobbiamo rialzare lo sguardo come singoli e come comunità per non rimanere ripiegati nelle piccole cose di ogni giorno, ma essere proiettati verso il futuro, che per noi cristiani è il Regno di Dio. Ce lo ricorda anche il Papa, che ha voluto dedicare alla Speranza il grande Giubileo del 2025».
La seconda parola che ha scelto è ‘camminare insieme’. Perché?
«La speranza di cui parlavo prima la possiamo ritrovare solo in un cammino sinodale. Sinodalità significa infatti “camminare insieme”. Solo insieme possiamo rispondere agli appelli dello Spirito Santo che ci chiede di convertirci e operare dei cambiamenti a livello di vita delle comunità».
Alla fine di settembre riprenderà il cammino sinodale diocesano con un nuovo giro di assemblee vicariali. Le due questioni si intrecciano?
«Certamente, perché la riforma che stiamo mettendo in atto è di carattere territoriale, ma con la finalità di far percepire maggiormente la spinta missionaria che ci è chiesta in questo tempo».
La terza parola è ‘ministerialità’.
«In quest’anno avvieremo in Diocesi i percorsi per i ministeri istituiti di lettore, accolito e catechista. Dopo aver riflettuto con gli organismi diocesani sarà attuato un percorso di formazione e discernimento accompagnato da una commissione che valuterà le condizioni di ammissione per questi ministeri istituiti».
Che ricadute avranno questi ministeri nella vita delle comunità?
«Vogliono essere un coinvolgimento dei laici nella conduzione, intesa in senso di servizio, delle comunità cristiane attorno alle realtà essenziali della Parola di Dio e dei sacramenti, specialmente l’Eucarestia. La figura del catechista, in particolare, è pensata in questa direzione: non tanto “fare catechismo”, ma essere una presenza di accompagnamento nella comunità. Speranza, camminare insieme, ministerialità: attorno a queste tre grandi dimensioni vorremmo camminare in quest’anno pastorale, in continuità con il percorso compiuto e con la grazia che ci viene dal Giubileo ».
Come verrà vissuto in diocesi il Giubileo?
«La diocesi si attiverà perché i fedeli e le comunità possano compiere pellegrinaggi come esperienza spirituale per un rinnovamento personale e comunitario. L’invito che intanto rivolgo è che il testo della Bolla di indizione venga letto e meditato. Come Diocesi organizzeremo la partecipazione a tre grandi giubilei: quello dei ragazzi, quello dei giovani e quello delle famiglie. Ci sarà inoltre la possibilità di vivere dei pellegrinaggi in alcuni Santuari diocesani che verranno presto indicati. Le porte sante non saranno aperte a livello diocesano come in altre occasioni, ma è stata data la possibilità di vivere l’esperienza giubilare in alcuni santuari».
A fine settembre riprenderanno gli incontri vicariali del cammino sinodale. Il percorso si concluderà l’8 febbraio con una grande Assemblea diocesana. Che impressione ha avuto di questa prima parte del percorso?
«L’impressione è che chi ha partecipato alla proposta vicariale e ai momenti nelle singole unità pastorali e parrocchie, abbia sperimentato qualcosa di positivo. La frase che accompagnerà il nuovo anno pastorale è “Che cos’è questo?”, pronunciata da quanti assistevano alla Pentecoste. Mi sembra che questa sia la cifra che accompagna il cammino sinodale, perché i cambiamenti creano sempre stupore, interrogativi e perplessità. La mia impressione, però, è che per almeno una parte dei partecipanti questo cammino abbia generato un processo che sta avanzando in maniera più veloce del previsto».
In che senso?
«Nel senso che l’ascolto ha fatto crescere proposte alternative più adeguate rispetto a quelle ipotizzate. Per esempio, fusioni penate per 4 parrocchie è stato proposto di realizzarle per sei. Con un processo di coinvolgimento e uno sguardo verso il futuro che io avverto positivo. Credo che lo stimolo più importante lo abbiamo avuto dal coinvolgimento dei giovani nella commissione per il camino sinodale».
Andrea Frison
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