Anche il direttore di un coro suona uno strumento, che non è fatto di tasti o corde, ma di persone «e richiede competenze non solo musicali, ma anche relazionali e psicologiche». A dirlo è Simone Scerri, 46 anni, psicologo, psicoterapeuta e consulente per le risorse umane. Lo scorso 5 ottobre Scerri è stato ospite del convegno organizzato dall’Istituto diocesano di musica sacra e liturgica (Idmsl) “Ernesto Dalla Libera”, un momento di riflessione dedicato, appunto, ai direttori di coro, alla loro formazione e alla “leadership” che devono esercitare. L’incontro è stato il terzo e ultimo appuntamento dei “Dialoghi attorno alla musica” organizzati dall’Idmsl per i cent’anni dalla fondazione dell’istituto.
Originario della provincia di Bergamo, Scerri ha alle spalle una lunga esperienza sia come corista che come direttore di cori, anche in ambito liturgico e sociale. Tra le sue esperienze, infatti, annovera la direzione di un coro formato da pazienti psichiatrici e personale infermieristico dell’ospedale San Gerardo di Monza. Ha inoltre contribuito a realizzare una ricerca promossa dalla Università Cattolica di Milano e dalla Federazione nazionale italiana associazioni regionali corali (Feniarco) proprio sulle competenze dei direttori di coro.
Tre consigli da non perdere
- «Per un direttore e per dei coristi – spiega – la prima cosa importante da fare è esplicitare quella che in gergo aziendale è chiamata “vision”, ovvero perché ci incontriamo e perché il coro esiste. Ci troviamo per cantare e fare soldi? Ci troviamo per fare inclusione sociale? Ci troviamo per animare la Messa e far cantare l’assemblea? Un coro non è migliore di un altro, ma non bisogna avere idee diverse rispetto a ciò che siamo e non siamo. Occorre quindi partire da una vision chiara, condivisa ed esplicita».
- Il secondo suggerimento che offre Scerri ai direttori è quello di «avere due focus: una leadership orientata al compito, che per un coro è cantare bene, e una leadership orientata alla relazione, con il singolo corista, con le varie sezioni e con il coro nel suo insieme. Spesso i cori si trovano per provare alla sera e sono formati da persone appassionate che arrivano stanche morte dal lavoro. Focalizzarsi in quei momenti su una leadership orientata solo al compito può non essere una buona idea. Però bisogna riuscire a sviluppare strategie per l’attenzione, l’apprendimento dei canti e la gestione delle emozioni. Ciascuno, per carattere, propende per una leadership o l’altra. L’importante è accorgersi del bisogno che c’è e adattarsi».
- Il terzo suggerimento è «mappare il territorio e preparare un piano d’azione», ovvero «avere bene presenti i vari momenti della vita del coro, come le prove, la Messa, i momenti informali e conviviali. Sono tutte occasioni per tener sotto controllo il clima, l’attenzione, l’apprendimento e sviluppare delle pratiche. Un confronto a livello diocesano tra direttori per confrontarsi su queste pratiche sarebbe auspicabile».
Non solo musica, quindi, «integrare nel proprio ruolo di direttore questi aspetti non è di minore importanza».
Andrea Frison
© RIPRODUZIONE RISERVATA