“Vicenza-Sarajevo per una cultura di pace” è il titolo di un intero weekend organizzato per il 30° anniversario degli accordi di Dayton, stipulati nel novembre 1995 nell’omonima base aerea in Ohio, che sancirono la fine della guerra in Bosnia ed Erzegovina. Tre giorni di mostre fotografiche, spettacoli teatrali e riflessioni promossa dall’associazione “Insieme per Sarajevo” in collaborazione con La Piccionaia Teatro. «Operiamo in Bosnia-Erzegovina da trent’anni – spiega Carmelo Rigobello, presidente dell’associazione – . Il nostro impegno è nato durante l’assedio di Sarajevo, quando abbiamo conosciuto il segretario comunale della città . Da quell’incontro sono scaturite le prime iniziative, tra cui l’accoglienza da parte di famiglie vicentine di ragazzi orfani a causa del conflitto. Con il tempo i legami si sono consolidati, fino a fondare l’associazione nel 1996. Da allora siamo presenti ogni anno in diverse località del Paese, senza distinzioni di etnia o religione, impegnandoci sia per lo sviluppo economico, attraverso il microcredito che sostiene picco le attività imprenditoriali, sia per aiutare le fasce più fragili della popolazione con farmaci e beni di prima necessità . Dopo la guerra il Paese ha subito un forte calo demografico e gran parte della popolazione è anziana».
Recentemente, su suggerimento dell’Ambasciata d’I talia in Bosnia-Erzegovina, è nata l’esigenza di raccontare il perché di questi fenomeni, così ha preso forma il progetto “Vicenza-Sarajevo”. «I vicentini hanno dimostrato grande interesse all’iniziativa, nonostante siano passati 30 anni. Tutto esaurito all’incontro Sarajevo nel mio cuore, nel salone del Palazzo Opere Sociali, con le testimonianze dei giornalisti Giovanna Botteri, inviata di guerra durante il conflitto, Adriano Sofri e Gian Antonio Stella. Volevamo mettere in risalto che si può lavorare per la pace attraverso la cultura e l’arte: la guerra distrugge, l’arte costruisce. Musica e poesia, pittura e teatro, possono diventare un linguaggio comune tra i popoli. E il progetto per l’anno prossimo è far venire a Vicenza artisti e autori bosniaci per continuare questo scambio». Lo racconta Carlo Presotto, direttore arti stico de La Piccionaia, che nel 1996 proprio da Vicenza partì la tournée di uno spettacolo con venti attori di tutti i paesi del Mediterraneo che concluse la sua tournée al Teatro dell’Opera di Sarajevo durante il periodo di tutela da parte delle forze italiane.
Un altro segnale importante della presenza vicentina in quel Paese è il sostegno a due realtà parrocchiali cattoliche molto attive. Come quella di Vares, gestita dai francescani. Qui il calo demografico ha colpito duramente, facendo diminuire la popolazione da 22.000 a 8.000 abitanti. Da Vicenza sono arrivati in dono due mezzi per distribuire farmaci agli anziani che vivono in località isolate, con la presenza di un medico e di alcuni infermieri. A coordinare il tutto c’è padre Leon, che tra gli altri impegni si occupa della distribuzione di un centinaio di pasti al giorno. E poi c’è quella di Kakani, vicina alla precedente nell’est del Paese. In quest’area a prevalenza musulmana, don Ivica Mrso, grazie anche alla collaborazione dell’associazione, è impegnato nell’integrazione delle due religioni puntando molto sulla interconfessionalità e sulla convivenza pacifica.
Alessandro Scandale
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