La sera le luci della canonica di San Pietro a Vicenza sono di nuovo accese. Qualcuno all’interno prepara la tavola, cucina, chiacchiera, va a dormire. Vive.
La canonica torna ad essere casa, giorno e notte. I nuovi inquilini sono 4 ragazzi dai 21 ai 29 anni con disabilità intellettiva.
Tommaso mostra orgoglioso il cuscino sul letto con l’immagine della sua bassottina Margot, Nicole batte la mani emozionata per il suo letto “da principessa” in stanza con Arianna. Elia ha la camera vicino. Giovani sensibili e sorridenti che stanno prendendo in mano il loro futuro, imparando piano piano a vivere in autonomia seguiti giorno e notte da alcuni educatori di Mea Società Cooperativa Sociale, esperta nel promuove il diritto alla realizzazione personale delle persone in condizione di fragilità.
Mea ha ricevuto dalla diocesi gli spazi della canonica in comodato d’uso gratuito e i primi giorni di novembre i quattri ragazzi hanno portato le loro cose. I genitori partecipano al coprogettazione personalizzata e, fiduciosi, fanno un tifo sfegatato da bordo campo. In canonica non ci abitava più nessuno da maggio 2019, da quando don Fabio Sottoriva ha cambiato residenza.
«È un progetto al quale tengo molto – spiega don Ivano Maddalena, parroco dellUp Centro storico -. Da tempo avevamo pensato di destinare parte della canonica di San Pietro alla realizzazione di un progetto di accoglienza, con valenza sociale e caritativa. Se ne parla da marzo 2020, in piena pandemia da Covid, quando il vescovo Beniamino pensava ad un’opera caritativa a servizio delle persone che arrivavano da lontano per assistere ed essere vicini ai propri cari ammalati. Il progetto non si realizzò, ma ci tenevamo a mantenere la promessa, ci sentivamo moralmente impegnati. Questa nuova possibilità è nata ora con il vescovo Giuliano».
Per rendere abitabili gli spazi in canonica, la parrocchia ha realizzato alcuni lavori di ristrutturazione: «Una parte sono stati finanziati con 20mila euro che ci erano stati donati da Pizziol per il progetto iniziale», spiega don Maddalena. Il contributo ministeriale (che passa attraverso La Regione e quindi l’Ulss) per il progetto in rete “Dopo di Noi” è di 38 euro a notte per ragazzo. «Sono pochissimi – spiega Alberto De Tata, educatore di Mea, responsabile del progetto e papà di Alice, ventenne autistica -, non copre neanche la notte di un operatore». Il resto è coperto dai genitori e dalla cooperativa. «Tommaso, Nicole, Arianna ed Elia in un primo momento abitano in canonica dal mercoledì alla domenica a settimane alterne, per abituarsi. La loro presenza aumenterà con gradualità», continua De Tata.
Il comodato d’uso gratuito è di un anno «ma mi auguro possa essere rinnovato, che il progetto possa proseguire, possiamo chiamarlo un anno di “prova” » dice il parroco don Ivano. La canonica continua ad essere a disposizione della comunità di San Pietro. Il piano terra, infatti, ospita l’ufficio parrocchiale e una sala per gli incontri. «La canonica è grande – conclude don Maddalena – e questi ragazzi sono una gioia per tutti. Anche alcuni parrocchiani che all’inizio erano un po’ preoccupati hanno sciolto le riserve. Ospitare ragazzi con disabilità è un valore aggiunto per tutti».
Tommaso, Nicole, Arianna ed Elia lavorano nella fattoria di inclusione sociale “Il PomoDoro” a Bolzano Vicentino.
Marta Randon
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Trovo che il progetto è semplicemente stupendo. Verrò a trovare i ragazzi e per quanto possibile mi adopererò per condividere con loro la nuova avventura di vita.
Che meravigliosa realtà, che fa rinascere speranza in una società che spesso mostra un volto cupo e minaccioso. Grazie a questa parrocchia e a tutti i coinvolti, soprattutto a questi giovani esploratori. Le parole del parroco aprono il cuore: “questi giovani sono una gioia per tutti noi”, parole fantastiche.
Finalmente un esempio di Chiesa accogliente ed inclusiva. Non basta predicare l’ amore per il prossimo. Bisogna anche metterlo in pratica