Nicolò Luisetto passa l’aspirapolvere, a Luca Dalla Costa piace rassettare la cucina comune, Paolo Allegro, architetto, ha l’occhio artistico e si diletta nei “lavoretti” di casa, Alex Cailotto si sacrifica per tutti e butta la spazzatura. A volte il “lavoro sporco” passa nelle mani del rettore don Aldo Martin e dell’educatore don Massimo Frigo. Il buon esempio conta. Gli altri tre seminaristi (Sebastiano Pellizzari, Emanuele Zonato, Filippo Nassi) fanno di tutto un po’. In seminario il lunedì pomeriggio è dedicato ai lavori comunitari.
Come in ogni famiglia che si rispetti ognuno ha i suoi compiti. Bisognerebbe alternarsi, ma si sa come vanno queste cose, alla fine ognuno fa quello che si sente o quello che gli tocca.
La giornata per i sette seminaristi in Borgo Santa Lucia comincia presto. Lodi alle 6.50 in cappellina, colazione al volo e, per chi deve frequentare Teologia, un salto in auto, destinazione Padova, Facoltà Teologica del Triveneto. Le lezioni durano fino alle 12.15. Così da lunedì a giovedì. Si rientra per pranzo (lo trovano pronto), mercoledì escluso che c’è lezione anche il pomeriggio. Un po’ di riposo, studio e la seconda parte della giornata scorre tra volontariato in ospedale – per alcuni -, lavori comunitari, prove di canto ed incontri vari. La sera Vespri o messa e cena. Il lunedì segue una lectio sul Vangelo della domenica successiva. I momenti comunitari si alternano a quelli per se stessi. Sabato e domenica i giovani rientrano nelle parrocchie d’origine o nelle unità pastorali dove prestano servizio pastorale.
La vita dei seminaristi vicentini non è molto diversa da quella di tutti i ragazzi universitari fuori sede, celebrazioni e preghiere a parte. Dal 2018 chi si prepara a Vicenza per diventare prete frequenta a Padova, nel Seminario patavino, sede della Facoltà teologica del Triveneto. Per il resto durante la settimana vive a Vicenza, in un’ampia ala del Centro Onisto che oggi riunisce tutti gli Uffici di Curia e molte attività diocesane.
La Giornata del Seminario, che si celebra questa domenica 21 gennaio, è l’occasione per ricordare l’importanza di un luogo, ma anche per raccontare il mondo di questi sette ragazzi, sconosciuto ai più, fatto di fede, collaborazione, dedizione, preghiera ma anche di pazienza e condivisione. A volte vivere in comunità non è facile. In questo caso ci pensa la guida spirituale don Matteo Lucietto che i seminaristi incontrano periodicamente.
«Il seminario è un’opportunità per aprirsi alla vita, non per chiudersi in un luogo – dice Nicolò Luisetto, 25 anni, al secondo anno, appassionato videomaker -. La giornata del 21 gennaio è approfondimento personale. Questa domenica portiamo la nostra testimonianza all’esterno, la condividiamo nelle nostre parrocchie d’origine o dove stiamo prestando servizio, intervenendo durante la messa».
In questi giorni le lezioni a Padova sono sospese, è tempo di esami. «La mattina possiamo riposare un po’ di più, il ritrovo in cappellina è alle 7.20 – sorride Filippo Nassi, 21 anni, di Cornedo Vicentino, al suo primo anno in Seminario dopo l’esperienza del Mandorlo (la comunità vocazionale che quest’anno ospita altri due giovani)-. A Padova frequento il secondo anno di teologia, sto tenendo un buon passo» racconta.
«Pur avendo i ritmi di una vita comunitaria, ci sono dei momenti di gratuità -continua Nicolò -: la sera spesso facciamo un giro in centro a piedi, è capitato di andare al cinema. Siamo liberi. Anzi, il senso è spingerci verso l’essere responsabili del nostro tempo. Ogni tanto passa qualche amico a trovarmi. Posso ricavarmi i miei spazi. Siamo una comunità aperta». «Il Seminario è un luogo che diventa opportunità , un dono per crescere, per formarsi, per stare insieme – riflette don Paolo Allegro, 36 anni diacono che a febbraio discuterà la tesi di laurea in teologia -. Non è difinitivo, ma di passaggio. Devi amarlo, con la consapevolezza, però, che un giorno dovrai lasciarlo». Ad aprile Paolo partirà per un’esperienza di tre mesi in Brasile, al suo rientro avremo un nuovo prete diocesano. È il primo a fare un’esperienza del genere prima dell’ordinazione.
«La presenza del Seminario in diocesi è una buona notizia – commenta il rettore don Aldo Martin -. Pensare che ci sono dei giovani che si stanno “intrigando l’esistenza” con la chiesa vicentina è un lieto annuncio. In tutto quello che si fa al centro c’è sempre il Signore risorto. Nonostante la grande struttura ottocentesca sia stata ribattezzata “Centro Onisto”, noi ci siamo, eccome se ci siamo» sottolinea il Rettore.
Il ricavato della vendita di una parte del seminario nuovo di Borgo Santa Lucia 51 (l’altra è affittata alla scuola internazionale H-Farm) sono stati investiti nella ristrutturazione del seminario antico affinchè potesse accogliere i vari uffici della Curia. L’intera struttura apparteneva al Seminario, che però l’ha donato alla diocesi senza guadagnarci nulla. «Ha fatto quindi un grande servizio anche alla società » commenta don Aldo che chiude: «I miei seminaristi sono un dono giornaliero. Cresco con loro. Li stimo tutti, uno ad uno».Â
Marta Randon