Il bollettino di guerra da Kharkiv è drammatico e difficile da stilare. Le foto che arrivano anche al Sir da lì ritraggono strade piene di macerie. Gli edifici in centro presi e colpiti dalle bombe. In queste ore i vigili del fuoco sono impegnati a spegnere gli incendi. Si contano i morti e si benedicono le salme. La gente chiama in curia per chiedere aiuto. Molti sono alla stazione in attesa di prendere un treno e scappare. È don Gregorio Semenkov, cancelliere della diocesi cattolica di Kharkiv e parroco della cattedrale, a parlare questa mattina con il Sir. «I russi sono entrati dentro la città. Per fortuna i nostri soldati sono riusciti a respingerli. I combattimenti si svolgono a 30 chilometri da qui, mentre in città arrivano le bombe. E’ rimasta ancora tanta gente. Qui in curia arrivano molte telefonate: le persone ci stanno chiedendo aiuto, la possibilità di rifugiarsi qui. Molti sono bloccati in stazione. È arrivata anche qui la notizia che una bomba è esplosa vicino alla stazione di Kiev e sono tutti spaventati». Purtroppo, si contano le vittime.
«Ieri – racconta don Gregorio – hanno colpito una scuola militare e c’erano 50 ragazzi che si erano rifugiati dentro. Sono tutti morti. E’ stata colpita anche la chiesa ortodossa del patriarcato di Mosca. Non è stata completamente distrutta ma ha subito danni gravi». Sempre ieri il vescovo cattolico e il vescovo ortodosso (della chiesa ortodossa ucraina) sono andati nell’ufficio della polizia che è stato bombardato ed hanno dato la benedizione ai morti. Il coprifuoco qui ad Kharkiv parte dalle 3 del pomeriggio alle 6 di mattina.
«Sto vedendo proprio ora i vigili del fuoco impegnati a spegnere un incendio sempre nell’ufficio della polizia»”.
Il sacerdote racconta anche che vicino ad Kharkiv ci sono tre case gestite dalla suore con mamme e bambini, alcuni sono piccolissimi. Il più piccolo ha un mese. In tutto, 48 persone. «Stiamo cercando di capire cosa fare con loro per metterli in salvo e portarli via da lì». In mezzo a tanto orrore, arriva anche la solidarietà da tante parti, a volte anche inaspettata. «Ieri – dice don Gregorio – ho ricevuto la telefonata della moglie del presidente della Polonia, la signora Agata Kornhauser-Duda. Mi ha assicurato che la Polonia sta organizzando da Leopoli un corridoio umanitario al confine con la Polonia per gli sfollati dall’Ucraina. La Polonia fa tanto. Ho sentito come se fosse una mamma preoccupata per noi. Mi sono commosso».