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Home Via Crucis

Stazione X – I soldati gli strappano la tunica senza cuciture

6 Marzo 2021
in Via Crucis
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Stazione X – I soldati gli strappano la tunica senza cuciture

Il Signore deve subire anche questa umiliazione.

A lui non resta nulla, eccetto un legno. l verde, in tutte le sue declinazioni, è senza dubbio il colore dominante nel ciclo dedicato alla Via Crucis di Paolino Rangoni. Pochi i riferimenti a colori caldi, il rosso occhieggia in piccoli dettagli, il giallo è percorso da toni aciduli che restituiscono, a chi guarda, sensazioni sgradite.

Certamente queste non sono tele che mettono pace, nonostante siano costruite con misura ed armonia. La volontà dell’artista è di mettere in evidenza la stanchezza di Cristo, il dolore di chi lo accompagna, la rabbia di chi lo giudica e lo ghermisce. E i colori sono messi a servizio di tale finalità; devono –insieme a forme, luci e ombre – far muovere l’animo del fedele verso quanto sta succedendo, così come insegna la grande storia dell’arte sacra. Il verde è un colore che, per la sua tonalità fredda, può suscitare tristezza ma, al contempo, nella tradizione figurativa greco-bizantina, è associato al rinnovamento spirituale e alla rinascita. Come gli antichi profeti, nell’iconografi a orientale, vestivano di verde, così Cristo, nelle tele della Via Crucis al Diocesano, porta lo stesso colore che, in questo contesto più che mai, rappresenta la redenzione dei peccati. Su tutto questo verde, lo sguardo si dirige al cielo blu timbrico che si apre sul fondo del quadro. L’orizzonte non è più descritto da una cortina di persone tratteggiate con pennellate veloci e sommarie ma, aldilà della croce, si apre uno spiraglio di blu brillante e saturo che ha il potere di coinvolgere e guidare lo spettatore in uno stato di attesa che rimanda alla gioia della Pasqua.

Gesù è spogliato delle vesti. Anche quest’umana umiliazione deve subire. Il vestito conferisce all’uomo la sua posizione sociale; gli dà il suo posto nella società, lo fa essere qualcuno. Essere spogliato in pubblico significa che Gesù non è più nessuno, non è nient’altro che un emarginato, disprezzato da tutti, uno scarto della società. È esposto al disonore, espulso dal consorzio umano. Gesù si è caricato del disonore di Adamo, che scoprì con il peccato di essere nudo, sanandolo. Si è caricato delle sofferenze e dei bisogni dei poveri, coloro che sono scoria dal mondo. È essere denudati di tutto, lo spogliamento, la svestizione, la povertà più assoluta. Non è restato nulla al Signore, eccetto un legno. Nelle stazioni precedenti Gesù era in balia degli oltraggi di quelle figure senza vestiti: uomini e donne di ogni tempo e di ogni categoria sociale, capaci solo di violenza. Ognuno di quei nudi può infatti essere rivestito con gli abiti dei secoli passati e di quelli futuri. Adesso Gesù perde il suo vestito: la tunica senza cuciture gli è strappata a forza da quattro violenti dal ghigno beffardo e cattivo, quasi diabolico. Perfetto il loro corpo, ma crudele il loro cuore; palestrato il fisico, ma senza un’anima dentro che li faccia umani. Il corpo di Gesù viene profanato anche in questo modo.

Pensiamo alla Madre di Cristo, che il pittore mette su un lato della scena, trattenuta a forza da un’altra donna e da Giovanni. Pensiamo al suo cuore che vede il figlio violentato, brutalizzato e spogliato di ogni dignità; i suoi occhi sono travolti da tanto scempio. Quante madri patiscono queste violenze delle proprie figlie e dei propri figli, in tante parti del mondo. Anche oggi si umilia una giovane e un giovane con la violenza fisica e sessuale, con la costrizione alla nudità sfacciata. Da noi, in Occidente, il corpo umano, apparentemente esaltato, se guardiamobene, è trattato senza rispetto, dissacrato.La stessa identità biologica – maschio e femmina Dio li creò – viene disprezzata, e ridotta all’illusione di una scelta individuale, come se l’uomo si potesse creare o determinare da solo… La persona viene esaltata finché è bella e di successo, finché è giovane, desiderabile e con un fisico perfetto e splendido. C’è così la corsa per cercare di togliersi i segni del tempo che passa, ma gli anni irreparabilmente scivolano e il rischio è che chi non ha più certi canoni estetici venga rottamato. Quando la persona non è più produttiva, quando è considerata solo come un costo, quando la giovanilistica bellezza non compare più, allora, anche l’uomo di oggi, specie il più povero e debole, si trova solo, spogliato del vestito delle relazioni sociali più elementari. Solo e nudo, come Gesù.

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