Nell’opera di Paolino Rangoni è evidente il carico faticoso sulle spalle del Cristo.
Dopo la flagellazione e la derisione da parte dei soldati romani, Gesù fu condotto fuori dalla casa di Pilato con in capo una corona di spine e si avviò verso il Golgota portando la croce sulle spalle, aiutato, secondo i Vangeli sinottici, da Simone di Cirene. L’arte ha sempre dato molto spazio alla figura di Simone il Cireneo, raffigurato mentre si reca in soccorso di Cristo che – spesso – è rappresentato mentre si accascia al suolo estenuato. Se nelle prime rappresentazioni dell’episodio la croce è fardello sostenibile, con il passare dei secoli e in particolar modo dal 1500, esso si fa sempre più gravoso, a simboleggiare il peso che il cristiano deve sopportare durante la sua esistenza.
Nel dipinto di Rangoni dedicato a questo episodio della Via Crucis, è evidente il carico faticoso, ben rappresentato dalla schiena piegata di Cristo, posizione che non mette in luce nemmeno il viso. In effetti, la soluzione scelta dal pittore, quella di far ruotare la composizione intorno alla testa di Gesù di cui si vede solo la folta capigliatura e la corona di spine, è congeniale all’intento dell’autore. Attraverso questo espediente, infatti, entriamo direttamente in empatia con la sofferenza del Figlio di Dio, riusciamo a percepire il peso del sacro legno seguendone con gli occhi la diagonale che parte proprio dall’ovale del capo. Sempre da questo punto, cardine dell’opera, il nostro sguardo divaga sul corpo aitante e giovane del Cireneo per poi passare alla folla posta in secondo piano, tratteggiata sommariamente per dare risalto a quanto accade vicino a noi.
Interessante è il giustapporsi di mani di Simone e Gesù sul legno della croce: accartocciata dal dolore quella di Cristo e semiaperta dal vigore quella di Simone. «Simone di Cirene torna dal lavoro, è sulla strada di casa quando s’imbatte in quel triste corteo di condannati – per lui, forse, uno spettacolo abituale. I soldati usano del loro diritto di coercizione e mettono la croce addosso a lui, robusto uomo di campagna. Quale fastidio deve aver provato nel trovarsi improvvisamente coinvolto nel destino di quei condannati! Fa quello che deve fare, certo con molta riluttanza. L’evangelista Marco però, assieme a lui, nomina anche i suoi figli, che evidentemente erano conosciuti come cristiani, come membri di quella comunità. Dall’incontro involontario è scaturita la fede.» (Card. Joseph Ratzinger) Simone era più vicino a Gesù di Maria, più vicino di Giovanni, che non è stato chiamato per aiutarlo. L’hanno chiamato, l’hanno costretto. Per quanto tempo ha camminato accanto a Gesù, mostrando che niente lo univa a quel condannato e alla sua pena? Ha portato la croce con Gesù, fino alla fine. San Marco riporta il nome dei figli del Cireneo che la tradizione sostiene appartenessero alla comunità dei cristiani vicina a san Pietro.
Questo Simone del dipinto è un giovane forte, robusto, atletico, che con mani vigorose prende quel legno, che le mani sfinite di Gesù non riescono più a serrare.C’è delicatezza nel volto di quel giovane. Stanco del lavoro della terra, avrà pensato che quel peso da portare gli faceva finire male la giornata. Chi lavora la terra sa però che virtù importanti sono la modestia e la semplicità; sa che “dare una mano” caratterizza chi custodisce e coltiva il creato e la campagna. Sulla destra, incorniciato dall’arco, è prepotente il volto del soldato: con l’indice minaccioso impone a Simone di aiutare Gesù. È volto di boria, di violenza, di chi ha la forza dalla sua, ma peggio di quel volto è quell’indice puntato che ostenta la sua arroganza.
Incredibile è l’immagine della donna con i bambini sulla sinistra (uno in braccio, uno tenuto per la mano e due che vanno verso la madre): è l’iconografi a tipica della virtù teologale della Carità. Simone non cerca fama, non ha orgoglio nel portare la croce: si occupa solo di aiutare quel disgraziato – cosa che fa per imposizione –, senza calcoli né aspettative. L’immagine della Carità sullo sfondo, ci dice che questa virtù divina c’è sempre quando uno è solidale con le situazioni di estrema povertà nelmondo, con le persone travolte dalla violenza, con chi patisce ingiustizia. È frutto di uno stile di vita che vive l’attenzione alle persone con amore disinteressato, anche quando si è costretti a caricarci delle sofferenze altrui. «Talvolta ci sentiamo come te, Gesù, abbandonati da quanti credevamo nostri amici, sotto un peso che ci schiaccia. Ma non dobbiamo dimenticare che c’è un Simone di Cirene pronto a prendere la nostra croce. Non dobbiamo dimenticare che non siamo soli, e da questa consapevolezza possiamo trarre la forza per farci carico della croce di chi abbiamo accanto».

