In molti conoscono Il signore degli anelli, pilastro del genere fantasy scritto da J.R.R. Tolkien e pubblicato in tre volumi tra il 1954 e il 1955, e portato di recente sul grande schermo da Peter Jackson. In pochi, però, sanno che il libro, e un po’ tutta l’opera tolkeniana, si presta ad una lettura “francescana”. «Francescana sia nel senso di Francesco d’Assisi, che di Papa Francesco». A dirlo è Andrea Monda, insegnante di religione, scrittore, saggista e volto noto di Tv2000. Monda sarà ospite dell’incontro in programma martedì 6 marzo a Nove, con inizio alle 20.30 nella sala Pio X. L’incontro da parte della rassegna “La terra ci precede – Pratiche possibili a partire dalla sfida di Papa Francesco”, organizzata dall’Unità Pastorale di Nove e Marchesane. E l’incontro con Andrea Monda partirà proprio da Il signore degli anelli.
«C’è un legame molto forte tra Tolkien e San Francesco – spiega Monda -. Lo testimonia anche il fatto che nel 1955 Tolkien fa un viaggio in Italia, e una delle sue tappe è proprio Assisi». Circa 730 anni prima della visita di Tolkien, San Francesco aveva composto il celebre Cantico delle creature.
«Un’opera nella quale il creato che parla del Creatore e svela la nostra natura di creature – spiega Monda -. Il tutto animato da sentimenti di meraviglia e gratitudine ». Un punto, questo, che è uno dei tratti salienti della lettura “francescana” de Il signore degli anelli.
«Questo legame con il creato è incarnato da vari personaggi – spiega Monda -. Il libro si apre e si chiude con Sam, uno hobbit che per lavoro fa il giardiniere, cioè colui che si prende cura della terra e ne fa crescere i germogli. Alla fine del romanzo, sarà proprio lui a ridare vita alla contea devastata con i semi donatigli da Galadriel, regina degli elfi». Dai tratti prettamente francescani è il personaggio di Tom Bombadil, «una sorta di folletto che saltella e canticchia – spiega Monda -. È il padrone della vecchia foresta e vive in mezzo alla natura, ma è un signore “che serve”».
Da un Francesco all’altro. Anche l’enciclica Laudato si’ sulla cura del creato, scritta da Papa Bergoglio, riecheggia nell’opera tolkeniana. «Anzitutto nel confronto tra lo stregone Saruman e Barbalbero, il pastore di alberi – spiega Monda -. Il primo rappresenta quella tecnologia che manipola e soggioga la natura e che il secondo definisce come uno che “ha la testa piena di ingranaggi”, tanto per dire quanto è a sua volta succube della tecnologia».
Ma Il signore degli anelli “illumina” un ulteriore tratto saliente non solo della Laudato si’, ma dell’intero pontificato di Papa Francesco. «È l’idea che il mondo è un tutto connesso – prosegue Monda -. La contea, da cui parte il racconto, è un luogo naturalistico, idilliaco, verdeggiante ma “insidioso” perché è un luogo falso, un Eden artificiale. I pochi che decidono di partire sono persone inquiete e presto capiscono che la pace della contea è dovuta ad altri fattori. In loro matura la convinzione che tutti dovranno fare la loro parte per salvare la Terra di mezzo, la loro “casa comune”».