Più che il matrimonio del secolo è sembrata un’appendice del Festival del Cinema. E non solo per le sfolgoranti passerelle di vip hollywoodiani, ma perché, di fatto, è stata tutta e soltanto una grande sceneggiata: fiction, appunto.
Per tre giorni Venezia è di ventata il set delle “nozze” tra Jeff Bezos, 61 anni, patron di Amazon, ritenuto il quarto uomo più ricco al mondo, e Lauren Sánchez, 55 anni, ex conduttrice TV e pilota di elicotteri, già moglie dell’agente cinematografico di Manchester by the sea, film realizzato nel 2016 guarda caso dagli Amazon Studios di proprietà dello stesso Bezos. E proprio la prima del film sarebbe stata galeotta, mentre gli ora novelli piccioncini di piazza San Marco erano da tempo sposati (con altri). Bezos si separa tre anni più tardi, dopo 26 di matrimonio, dal la prima moglie (rendendola così la terza donna più ricca del mondo) e Sanchez pochi mesi dopo pianta in asso marito e due figli di 13 e 11 anni per vivere alla luce del sole la sua relazione con il multimiliardario delle consegne a domicilio.
Non esattamente la storia di Biancaneve e del Principe Azzurro. Ma aldilà di questo, il matrimonio a Venezia è stata in realtà tutta una colossale messinscena. Un po’ come, con le dovute proporzioni, le nozze simboliche di Silvio Berlusconi con Marta Fascina nel 2022 a Villa Gernetto. Una festa per celebrare l’amore, a favore di telecamere, con tanto di vestito bianco e torta nuziale, ma senza alcun valore legale, ne tantomeno religioso. Una fiction in un luogo molto amato dai produttori di fiction.
A fare da contorno al “simbolico” scambio delle promesse dei nubendi Bezos – Sanchez (avranno poi fatto il corso fidanzati?), l’isola di San Giorgio, davanti a San Marco, sede della Fondazione Cini, e altri luoghi, come si dice oggi, “iconici” della città lagunare. Tre giorni di feste vip costati al magnate americano quasi un miliardo di dollari con un indotto, grazie all’afflusso di turisti e curiosi, di quasi trenta milioni per il nostro capoluogo di regione. Perché se è vero che gli invitati pare non fossero più di 250 e che quasi 700 sono state invece le persone che sabato scorso hanno preso parte al corteo di protesta contro l’affitto della città al magnate americano (peraltro sostenitore del presidente Trump), molti di più sono certamente stati coloro che hanno affollato Venezia o hanno seguito sui social il chiacchieratissimo evento mondano e i suoi protagonisti.
Paolo Crepet, celebre psichiatra e sociologo italiano, non ha esitato a definirlo “il trionfo dell’apparenza, dei soldi e della visibilità, un pessimo esempio per i giovani”. Cazzullo, dalle pagine del Corriere, ne ha parlato addirittura come del la fine “del principio di uguaglianza tra gli esseri umani”, essendo stati concessi, a pagamento, spazi, tra amenti e possibilità che di certo ai comuni cittadini non sono riservati. Che con il denaro si possa comprare ogni cosa è il triste messaggio latente di tutta questa vicenda. E del resto il suo protagonista è lo stesso che, in un garage di Seattle, trent’anni fa, ha dato vita alla più grande società di commercio elettronico al mondo, i cui furgoni sfrecciano da tempo anche sulle nostre strade, recapitandoci a casa ogni genere di merci nel giro di poche ore. Una comodità con tante ombre: l’induzione all’acquisto di beni in realtà non necessari; la distruzione sistematica di beni invenduti o restituiti; il conseguente aumento dell’inquinamento ambientale; condizioni lavorative per i dipendenti ai limiti dello sfruttamento; la crisi del piccolo e medio esercizio commerciale. In una parola l’esplosione e l’esasperazione del modello consumistico. Cui si può aggiungere il comprensibile stress di tante nonne costrette a rimanere a casa in attesa dei pacchi dei nipoti. Amazon: una foresta poco verde, ma piena di insidie. Per correttezza: sembra che Bezos e Sanchez si siano realmente sposati negli Stati Uniti prima della farsa veneziana. Con un accordo matrimoniale a prova di bomba. Viva l’amore!
Alessio Giovanni Graziani, donalessio@lavocedeiberici.it
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