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Home Interviste

Rock come lo era Gesù: un messaggio che ‘spacca’

6 Agosto 2025
in Interviste, Cultura
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Rock come lo era Gesù: un messaggio che ‘spacca’

Si può essere “Rock” e “Cristian” allo stesso tempo? «Sicuramente il messaggio di Gesù è un messaggio che “spacca”. Quindi sì: la nostra musica è molto, molto contro corrente». Ne è convinto Francesco Lorenzi, frontman dei vicentini “The Sun” che con la band, qualche settimana fa, ha incontrato papa Leone XIV a Roma. Reduce dall’incontro con il pontefice e da una serie di live durante un pellegrinaggio-tour con tutto il gruppo – oltre a lui Riccardo Rossi, Matteo Reghelin, Gianluca Menegozzo e Andrea Cerato – a Santiago il musicista parla a tutto tondo della band “cristian-rock”: quello che vogliono esprimere, il rapporto con la scena musicale in genere, i progetti futuri.

Come è andata con il Papa?

«È’ stata una circostanza inattesa e non cercata. Eravamo al Giubileo delle famiglie a Roma a suonare, il 31 maggio, il giorno dopo a sorpresa siamo stati invitati ad andare in udienza privata da Papa Leone. Ci ha guardato e ha detto “ma io vi conosco già…”, anche rompendo il protocollo… Eravamo molto emozionati. Siamo assai legati alla spiritualità agostiniana, lui è agostiniano, ci siamo fatto una risata insieme parlando di una comune familiarità con luoghi e persone. E no, non ha detto nulla riguardo ai nostri “ciuffi”»

Il tuo percorso spirituale e di conversione è iniziato nel 2007, ne hai parlato diffusamente. Ma questo è valso anche per gli altri 4 membri della band?

«Percepisco un dubbio, lo capisco, è naturale. Il percorso è iniziato da me. E poi, semplicemente, in modo bellissimo e provvidenziale ha toccato la vita di ognuno di noi, amici e colleghi, ciascuno con il suo tempo e percorso. Per quello che facciamo e per come lo facciamo, sarebbe impossibile andare avanti senza un percorso spirituale e di conversione alle spalle».

Perché applicare alla spiritualità uno stile musicale che esprime protesta e ribellione? Non vi sembra una contraddizione?

«Anche il messaggio di Gesù Cristo è controcorrente. La nostra è una azione a tutto tondo, a 360 gradi. Artisticamente, musicalmente, c’è una evidente differenza nel come proponiamo questi contenuti rispetto alla discografia imperante. Abbiamo una nostra strada, particolare. Cito alcune canzoni-manifesto, in cui parliamo di vivere la vita in un certo modo e trovarsi a combattere affinché verità e luce restino la bussola dell’esistenza. In un mondo che relativizza tutto. Queste canzoni sono “Outsider” e “Ostinato e controcorrente”, ma anche “Il mio miglior difetto” e “Voglio qualcosa di vero”».

In passato siete anda ti spesso in Israele come band. Cosa pensate di quello che sta succedendo nella striscia di Gaza?

«Un antefatto: noi siamo stati dieci volte in Terrasanta a suonare: abbiamo amici a Gerusalemme e Gaza, a Cafarnao e a Betlemme in Cisgiordania. Abbiamo accompagnato mille pellegrini, abbiamo un fortissimo legame con la Custodia, abbiamo visto i checkpoint e suonato con i soldati armati davanti, e con i rifugiati fuggiti dalle milizie dell’Isis. È difficile spiegare la complessità di queste situazioni. Viviamo male, malissimo il disastro avvenuto dall’ottobre 2023 in avanti. È una situazione tragica»

Papa Leone si è pronunciato molto chiaramente, per far fermare la guerra.

«Ci consola che ci sia una voce forte e autorevole come la sua per intervenire. Purtroppo chi conosce quella terra sa che quanto accade non è una cosa capitata dalla sera alla mattina. Sono situazioni radicate, molto lontane e anteriori al 2023. Il contesto è comunque inaccettabile, il cardinale Pizzaballa ha detto parole chiarissime condannando l’attacco alla parrocchia di Gaza come pure gli attacchi che ogni giorno avvengono ai danni dei non cristiani. Costantemente. Dopo tante esperienze, torni a casa da lì con una consapevolezza: il concetto di perdono per i musulmani e gli ebrei che vivono lì non esiste, non ce l’hanno. Il sistema valoriale che abbiamo noi deriva da un codice etico e valoriale radicato nei secoli, in cui la dignità della persona umana è differente. Non hanno conosciuto Gesù Cristo, non sono stati permeati di questo valore. Ed è evidente. Il concetto del perdono è assente e la vendetta e la misura della forza è l’ unico sistema di pesare i poteri. Ora, molti cristiani se ne stanno andando da lì. Il ruolo dei cristiani, una presenza minimale, è sempre stato in Terrasanta quello di cercare di far abbracciare le parti belligeranti. Ma è compromesso dalla situazione, assurda e disumana. A Betlemme almeno 50 famiglie cristiane sono andate via, negli ultimi mesi».

Esiste una scena “Cristian rock”?

«Sì ed è il motivo per cui ho fondato assieme ad altre due persone l’etichetta “La Gloria”, che produce Cristian music. C’è tutta una scena che vorremmo far emergere. I “Catholic music awards” programmati a Roma domenica 27 luglio, in cui abbiamo 7 nomination in 6 categorie, sono per noi un risultato straordinario: è la prima volta che c’è un parallelo dei Grammy’s per questo genere, a livello mondiale».

Come sono i vostri rapporti con i gruppi rock “non cristiani” e i loro fan? C’è una convivenza?

«È un tema che non ha una risposta solida. Le occasioni sono rare. Sicuramente c’è una certa curiosità nei confronti dei The Sun e di quello che facciamo: adesso. Una volta c’era solo antagonismo, perché eravamo quelli che proveniva no da un certo ambiente e abbiamo vissuto la conversione. Persone che prima si drogavano o abusavano di alcool, poi iniziano a proporre riflessioni sulla vita, contenuti: all’inizio siamo stati massacrati, dal nostro ambiente di provenienza. La nostra vita metteva in luce la possibilità di vivere in modo diverso. E che quel modo di vivere “alternativo” proposto da altri di alternativo aveva ben poco: questo ha creato distacco. Il tempo poi è stato talmente galantuomo che – con tanti progetti, tanti risultati, tanti dischi, tanto volontariato, tanta beneficenza – ha tappato la bocca anche al peggiore dei detrattori. Questo però non crea amicizia e simpatia. Noi abbiamo un atteggiamento di dialogo e amicizia, ma ancora adesso veniamo guardati come quelli strani».

Quali sono i vostri progetti futuri?

«Un grande riconoscimento è quello ottenuto ai Catholic music awards. Nel prossimo futuro, il 24 agosto suoneremo a Rimini al Meeting 2025, e il 29 novembre uscirà il nostro nuovo album in concomitanza con un concerto all’Alcatraz a Milano».

 

Andrea Alba

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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