Dialogo, confronto, unità , ma anche rinascita. Questo è ciò che il presepe incarna in realtà fragili come quella del carcere. Ed è così anche nella casa circondariale Filippo Del Papa di quartiere San Pio X a Vicenza.
Sono ben quattro le rappresentazioni della Natività realizzate dai detenuti. «Il primo, a grandezza naturale, sarà realizzato all’ingresso della struttura in modo da renderlo visibile a tutta la cittadinanza anche dall’esterno – spiega il cappellano del carcere, don Luigi Maistrello -. Sarà un presepe interculturale e interreligioso, che rispecchia le varie identità di questo luogo. Abbiamo, poi, deciso di inserire in questa speciale Natività alcune figure particolari come quella di Sandro Pertini, di Yara Gambirasio e Gessica Notaro, di Martin Luther King, di David Rossi (responsabile della comunicazione di MpS morto in circostanze sospette, ndr) e di don Pino Puglisi».
Tutto questo grazie alla collaborazione del poliedrico artista Vico Calabrò, molto apprezzato in tutta Italia per le sue opere non solo pittoriche, che ha lavorato fianco a fianco a un piccolo gruppo di detenuti. Altri due presepi, poi, sono stati realizzati solo dai carcerati nel salone polivalente e nella cappella dell’istituto di reclusione.
«In molti si sono fatti avanti per dare il proprio contributo, soprattutto persone di altre religioni – prosegue don Maistrello -. Il presepe è un simbolo apprezzato da tutti, anche da chi non si riconosce nel cristianesimo e, poi, la sua creazione per i detenuti diventa un bel momento di condivisione».
Ultimo, ma non meno importante, il presepe che diversi collaboratori di giustizia hanno costruito in regime di isolamento. «Alcuni di loro provengono dalla zona di Napoli e sono veri e propri maestri nella realizzazione delle statuine» conclude il sacerdote.