È tornato dalla Giornata mondiale della Gioventù di Lisbona «con una grande carica interiore e tanta speranza nel cuore». Questo è il primo segnale che il vescovo Giuliano Brugnotto vuole dare alla diocesi nei giorni di festa per la Madonna di Monte Berico, patrona della diocesi e del capoluogo berico: «La chiesa vicentina deve camminare con il ritmo dei giovani». Rivolgendosi a preti e laici, il Vescovo riassume il futuro in tre parole: ‘Camminare, Insieme, con Gioia’.
Lo incontriamo alla vigilia dell’8 settembre, in Episcopio, che sarà la sua casa ancora per un paio di settimane; il trasferimento al Centro Onisto, dove vivrà con altri preti, è previsto infatti per i primi di ottobre.
Il Vescovo ha dovuto posticipare il tradizionale pellegrinaggio al 15 settembre per impegni a Roma. Si tratta di una riunione di tutti i Vescovi italiani neoletti con papa Francesco alla quale proprio non ha potuto sottrarsi.
Vescovo, “Camminare insieme con gioia“. Ci spieghi bene il significato di questa frase.
«Camminare perché non dobbiamo rimanere fermi e legati al passato, ma dirigerci verso il futuro. Insieme perché nessuno deve fare niente da solo, preti e laici devono muoversi a braccetto. Con gioia perché se noi preti non manifestiamo per primi questo sentimento siamo contradditori: non dobbiamo lavorare per sopportazione o soloperché c’è un programma, in questo modo non testimoniamo l’esperienza di essere animati dal Signore Risorto e dal suo Spirito».
Che cosa l’ha colpita di più dei giovani a Lisbona?
«Le prospettive di rinnovamento sono da cogliere da ciò che i giovani sono in grado di intuire. Quelli che io ho incontrato a Lisbona hanno un desiderio di chiesa, di fede, hanno tante domande che ci provocano e che dobbiamo assolutamente ascoltare anche in prospettiva dei cambiamenti da attuare. La Gmg in molti giovani ha mosso un cammino di adesione al Signore da un lato, di ricerca di una pienezza di vita dall’altro».
Ha spostato il consueto pellegrinaggio diocesano a venerdì 15 settembre. Qualcuno, pur capendo le ragioni, non sarà contento: che cosa risponde?
«Ho dovuto fare di necessità virtù. Ho ben chiaro che cosa significhi questo momento per i fedeli: una sorta di prospettiva, di passaggio, con la comunicazione delle linee guida del nuovo anno pastorale. La festa patronale resta chiaramente l’8 settembre con la Messa presieduta dal mio precedessore, il vescovo emerito Beniamino Pizziol, ed è arricchita dalla celebrazione del 10 settembre di don Paolo Andreolli. Il 15 settembre si terrà il consueto pellegrinaggio a Monte Berico e allora comunicherò ufficialmente gli orientamenti per il nuovo Anno pastorale (il programma generale è nel box in alto a destra ndr)».
Quali sono le priorità che porrà all’attenzione della nostra comunità ecclesiale?
«La priorità fondamentale è quella delineata dal testo evangelico che la Chiesa italiana ha scelto e che anche noi facciamo nostro, quella dei “Discepoli di Emmaus”, in modo speciale la prima parte in cui si dice che “Erano in cammino e hanno vicino a sé uno sconosciuto”, che poi scoprono essere Gesù. La parte è interessante perché da un lato può aiutarci a dare un nome alle tristezze, alle fatiche, alle delusioni che segnano anche le nostre realtà della diocesi, dall’altro lato ci permette di intuire che questo Sconosciuto c’è, noi spesso non lo vediamo, non lo riconosciamo, ma di fatto sta camminando con noi. All’interno del cammino sinodale voluto da papa Francesco, nel nuovo anno pastorale vivremo la fase sapienziale che segue la fase dell’ascolto. Avremo modo di chiederci come oggi siamo chiamati ad annunciare il Vangelo. In compagnia dei due discepoli di Emmaus dobbiamo capire che cosa c’è in questo dialogo e come possiamo viverlo. Oggi viviamo il desiderio di una speranza che sembra delusa. Sembra che la Chiesa non abbia i numeri per stare dentro le vicende di questo mondo, in realtà proprio questa condizione esprime forse una richiesta da parte di Dio nel vivere un cambiamento necessario. All’ interno di una capacità di annuncio del Vangelo rinnovato ci sono poi anche le scelte che riguardano la nostra organizzazione, le nostre strutture, i nostri immobili. Ho chiesto di fare discernimento per una ‘ristrutturazione’ del territorio. Non ha senso che una struttura deperisca, piuttosto la si alieni e si produca un beneficio economico che può tornare utile per la comunità».
Per il momento ha deciso di tenere invariato il numero di Unità pastorali. Però, in alcuni casi, due sacerdoti sono chiamati a seguire due Unità pastorali in una sorta di ‘allenamento’ in vista del futuro. A giugno ha presentato all’Assemblea del clero la proposta delle nuove Unità pastorali allargate. Tra quanto le vedremo?
«A giugno ho presentato un’ipotesi di Unità pastorale allargate, proposta che sarà oggetto ora di discernimento nei vicariati, nelle Unità pastorali e nelle parrocchie. Non è un decreto da attuare, ma una proposta da valutare. Il cammino che ci attende l’anno prossimo va in questa direzione. Il cambiamento è prevvisto nei prossimi anni».
Marta Randon
Leggi il numero di domenica 10 settembre de La Voce dei Berici in digitale cliccando qui!