I giornalisti e gli operatori dei media locali si sono ritrovati a Monte Berico per la festa del patrono San Francesco di Sales. Dopo la celebrazione eucaristica, al cui interno ha definito il loro lavoro «delicato, intelligente e complesso», il vescovo Beniamino Pizziol li ha incontrati conversando con il giornalista veronese Stefano Filippi (inviato speciale de Il Giornale) e il giornalista vicentino Giandomenico Cortese (Ucsi provinciale) a partire dal tema indicato da papa Francesco per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali: “La verità vi farà liberi. Notizie false e giornalismo di pace”.
«La verità cresce con colui che la cerca – ha ricordato il vescovo –. Implica un percorso, un dinamismo. Oggi invece c’è il culto dell’immediato. In base all’etimologia greca, vale il significato di “togliere tutti i veli, tutti i nascondimenti”. Importante è per i giornalisti risalire ai documenti, alle relazioni dirette, senza filtri o mediazioni. Occorre usare gli strumenti in modo autentico, sincero – ha evidenziato il Vescovo -. Eppure ci si avvicina alla verità per approssimazione, in quanto essa sarà consegnata solo nel pieno contatto con Dio».
Ha affermato quindi che «la ricera della veritàcostituisce il senso della nostra esistenza, perciò nessuno può avere la pretesa di possederla». E si è appellato alle parole di Gesù “Io sono la via, la verità, la vita”, per rilanciare il commento di Sant’Agostino: “Prima di tutto Gesù è la via per arrivare alla verità che dona la vita”.
Dunque, per il vescovo Pizziol, giornalisti e operatori della comunicazione sono chiamati al senso di umiltà (di fronte alla verità siamo sempre inadeguati), al senso della solidarietà (la verità si trova insieme), al senso di tensione (conosceremo la verità soltanto alla fine). E nel caso di posizioni divergenti? Non è escluso il senso del conflitto: tuttavia per giungere a un «compromesso nobile». A proposito, «è indispensabile una dialettica positiva, altrimenti in Italia si avranno tante verità quanti sono i giornali».