Non amo scrivere di politica, lo sapete. Eppure, avvicinandosi le elezioni (le europee e in molti comuni anche le amministrative) e viste “le grandi manovre” in corso, una parola permettetemi di dirla. E questa parola è “prudenza”. Prudenza nel valutare le diverse proposte politiche, avendo la pazienza di entrare nel merito dei programmi e delle priorità dei singoli partiti e di non accontentarsi degli slogan, dei simboli (spesso abusati) o della retorica dei comizi, sempre studiata ad arte per far presa più sulla “pancia” che sulla ragionevolezza dei cittadini. La scorsa settimana ha destato una certa sorpresa l’alleanza tra la Lega di Salvini e l’Udc di Cesa. Quest’ultimo ha motivato il patto con la volontà, parole sue, di “riportare lo scudo crociato in Parlamento”.
Quindi ora Alberto da Giussano apparirà con lo scudo LIBERTAS al posto di quello con il Leone di San Marco? Non è dato ancora di saperlo. Ma, a parte i simboli un poco belligeranti, cosa accomuna i leghisti e i democratici cristiani di centro? Oltre al fatto di essere nati dalle ceneri della vecchia democrazia cristiana, a guardare i programmi politici e i riferimenti ideali, poco. Tanto che l’alleanza siglata dai due segretari ha causato molti maldipancia all’interno dei rispettivi partiti e, soprattutto, del Partito Popolare Europeo. E allora? La risposta potrebbe stare nelle parole del deputato leghista Minardo: “L’iniziativa politica di Lega e Udc è una risposta al mondo cattolico disorientato”. Quindi, devono aver pensato, siccome i cattolici sono politicamente disorientati (e questo un poco effettivamente è anche vero), noi gli facciamo trovare sulla scheda elettorale un simbolo conosciuto e rassicurante, lo scudocrociato dei bei tempi andati. Un po’ come la Disney che, cronicamente a corto di nuove idee, continua a produrre remake dei suoi grandi classici.
Vecchie volpi della Lega! Visti i gradimenti ai minimi storici (sull’8%, secondo i più recenti sondaggi IPSOS), dopo i rosari, le bibbie e i messaggi urbi et orbi, si giocano ora la carta della reliquia scudocrociata, finora gelosamente custodita da “quelli di Cesa” (anche se manca una i, fa comunque sorridere) e che potrebbe diventare, per i democratici di centro, grazie a questa alleanza, il lasciapassare per superare quella temibile soglia di sbarramento che già tante volte li ha lasciati fuori dalle aule parlamentari. Stiamo pensando male? Forse, ma come diceva Andreotti, in politica «a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina».
Quindi, prudenza e se volete valutare questa alleanza andate a leggervi i programmi dei due partiti, i termini dell’accordo siglato e magari anche il curriculum vitae degli uomini che la rappresentano. Resta il fatto che effettivamente, come cattolici, siamo un po’ confusi, soprattutto davanti ad un partito democratico sempre più lontano dalla vita della gente comune, ad un partito di governo spesso populista e arrogante e ad un terzo polo inconsistente e vanesio.
In un tale contesto, i cattolici devono fare dunque la fatica del discernimento e del compromesso. E per farlo è necessario informarsi, conoscere il Vangelo, la dottrina sociale della Chiesa, un poco di bioetica e, dall’altra parte, il programma dei singoli partiti. Sapendo che, dopo aver votato, la nostra coscienza ci rimprovererà sempre e comunque qualcosa, perché su alcuni temi, come cattolici, dovremmo stare un po’ più a destra (aborto, eutanasia, famiglia…) mentre su altri decisamente più a sinistra (lavoro, migrazioni, ambiente…). E questo ci rende anche scomodi, perché non assimilabili e non polarizzabili. Ecco la vera “libertas cristiana”. Da cappellano, ormai una ventina d’anni fa, più di qualche persona ancora mi chiedeva che cosa dovesse votare. A tutti, ridendo, rispondevo: per il re!
Alessio Graziani