Inferriate che chiudono aree verdi dal tramonto all’alba e nuove telecamere di video sorveglianza sulle strade… sinceramente, pur comprendendo almeno in parte la necessità di tali provvedimenti, non riesco a considerarli una conquista di civiltà. Non lo è mai, quando si deve barattare una parte della propria libertà per una maggiore sicurezza personale. E soprattutto non lo è perché se tali dispositivi si rendono necessari, allora significa che vi è un disagio che sta crescendo e che per ogni euro investito in “sicurezza” ce ne vorrebbero almeno altri 100 da destinare a prevenzione, educazione, accompagnamento, integrazione o reinserimento sociale e lavorativo di chi vive ai margini, non ha trovato il suo posto nella vita, magari è rimasto solo e così finisce sulla strada e, facilmente, prima o poi, col delinquere. Da buoni cattolici ci ostiniamo a pensare che non esistano persone naturalmente cattive, ma solo persone rese tali dalle vicissitudini della vita, dalle ingiustizie a loro volta subite, dal peso di scelte sbagliate che li trascinano sempre più in basso. E che nessuno sia davvero irrecuperabile. Se pragmaticamente è vero dunque che a volte dobbiamo difenderci dalla violenza di queste persone moleste, è altrettanto vero che per ogni cancello che si chiude davanti a loro e per ogni telecamera che le riprende, dovrebbe esserci sempre anche una mano che si tende e uno sguardo che si posa su di loro con competenza e umanità. Prendiamo, ad esempio, il caso di Campo Marzo a Vicenza, da tempo soggetto ad un certo degrado e dove sono partiti, nei giorni scorsi, i lavori di posa di una cancellata che ne chiuderà una parte nelle ore notturne. Il provvedimento è parso oramai inevitabile, soprattutto per tutelare i più piccoli che ne frequentano il parco giochi e farne di nuovo un luogo di sereno passeggio per tutti.
Campo Marzo, negli ultimi anni, è diventato luogo di bivacco per molti migranti che faticano a regolarizzare la loro posizione o che hanno avuto problemi con la giustizia. Attenzione, chi riferendosi agli “immigrati” li identifica demagogicamente con questi (qualche decina al massimo) che stazionano sfaccendati nei pressi della stazione ferroviaria, dovrebbe ricordarsi che i migranti con regolare permesso di soggiorno in provincia di Vicenza sono circa 70mila, hanno una casa, lavorano, mandano i figli a scuola, pagano le tasse. A Campo Marzo poi c’è un oggettivo problema di presenza di persone tossicodipendenti e di spaccio di droga. Ma eliminare, o forse sarebbe meglio dire spostare gli spacciatori, non risolve il problema vero: se c’è offerta vuol dire che c’è richiesta. E i clienti non sono solo i quattro disperati che poi ti inseguono insistentemente per strada in centro per avere il denaro che gli serve per comprarsi la dose. Di sera, ai margini del parco, arrivano macchine costose guidate da persone ben vestite, italianissime, che senza neppure scendere dall’auto ritirano la droga dal finestrino. Scene a cui peraltro si può assistere in molte altre zone e quartieri della città. Avere un cane ti permette di passeggiare senza dare troppo nell’occhio e di accorgerti di molte cose. Vi sono infine a Campo Marzo alcuni senza fissa dimora. In genere non sono pericolosi, anche se a volte alzano un po’ troppo il gomito e possono diventare molesti. Le strutture di accoglienza per loro ci sono, ma è anche vero che spesso non desiderano frequentarle, preferendo restare in strada, liberi da ogni restrizione e obbligo sociale. Forse per questo Gesù aveva un amore particolare per chi restava ai margini della vita e delle sue artistiche recinzioni.
Alessio Graziani