Speranza. È questa la parola che accompagna la festa dell’8 settembre a Monte Berico, cuore spirituale di Vicenza, che quest’anno assume un significato particolare: nella veglia e nelle celebrazioni si darà l’annuncio dell’anno giubilare mariano in vista del seicentesimo anniversario delle apparizioni della Madonna del 1426 e 1428. Un cammino che coinvolgerà il Santuario, la diocesi, il Comune, la Provincia e la Regione, riuniti in una cabina di regia per accompagnare i fedeli verso il 2026. «Migliaia di pellegrini sono attesi domenica 7 settembre, con numeri che negli anni scorsi hanno toccato le 30 mila presenze» assicura il rettore del santuario, padre Carlo Rossato.
Padre Carlo, che significato ha l’apertura dell’anno giubilare mariano per il Santuario e per i fedeli?
«Ci sono due aspetti da sottolineare. L’anno giubilare mariano dei 600 anni dalla prima apparizione è stato avviato con un accordo quadro firmato l’anno scorso tra cinque protagonisti: noi Servi di Maria, custodi del Santuario, la diocesi con il nostro vescovo Giuliano Brugnotto, il Comune di Vicenza, la Provincia e la Regione Veneto. C’è una cabina di regia che ci permette di camminare insieme, con eventi e celebrazioni rivolti alla presenza della Madre di Dio sul colle berico. L’inizio vero e proprio del Giubileo sarà l’anno prossimo, ma l’annuncio viene dato quest’anno, proprio domenica, dal nostro vescovo durante il pellegrinaggio diocesano».
Quali sono i momenti principali di questa edizione della festa?
«Il pellegrinaggio diocesano inizierà domenica alle 19, con partenza dal Cristo e con la recita del Rosario fino al Santuario. Non si terrà il tradizionale momento sul sagrato, ma l’incontro di preghiera e meditazione sarà all’interno della basilica, dove il vescovo darà l’annuncio del Giubileo. Lunedì 8 settembre, la giornata inizierà con la Veglia dell’Aurora alle 5 e la Messa dell’Aurora alle 6. Poi le Messe si susseguiranno ogni ora, sino alle 19. Il momento centrale sarà comunque la Messa delle 11, presieduta dal vescovo con le autorità civili e religiose. È questo il cuore della festa patronale della città e della diocesi».
Oltre alle celebrazioni liturgiche ci sono anche eventi culturali.
«Sì, è stata inaugurata una mostra dedicata a Bruno Meneguzzo, a cura del Museo d’arte sacra di Monte Berico, in collaborazione con l’Associazione culturale Bruno Meneguzzo. L’evento desidera ricordare il profondo legame dell’artista con il Santuario e la comunità dei Servi di Maria. È un’iniziativa che completa il programma e che invita a vivere la festa non solo sul piano spirituale ma anche culturale».
In un tempo segnato da conflitti e difficoltà sociali, quale messaggio porta la Madonna di Monte Berico?
«Quest’anno ho insistito su un messaggio portante, che si può ricavare anche dalla bolla di indizione del Giubileo di papa Francesco: Maria è la più alta testimone della speranza. È una sottolineatura formidabile. La presenza di Maria a Monte Berico è sotto il segno della speranza. In un tempo di divisioni e lacerazioni, chi sale al colle porta nel cuore un peso ma, quasi per incanto, si apre al dono di Dio. Maria offre questo dono, che è il Figlio, un nuovo inizio di vita, una nuova opportunità . La speranza, dice San Paolo, non delude, perché è fondata sull’amore di Dio. Ed è qui che ogni persona può ritrovare sé stessa, guarita e liberata. La grandezza di Maria è la sua umiltà : offre il dono di Dio e accompagna con discrezione la vita di ciascuno. Lo Spirito è il protagonista segreto che apre, incoraggia, consola. La speranza è più della fede, perché nei momenti difficili sperare diventa arduo e richiede un capovolgimento del nostro modo di pensare e di vivere. È un cammino che non si percorre da soli: la comunità radunata attorno a Maria diventa segno concreto di fraternità , e questo aiuta a guardare avanti con fiducia anche quando tutto sembra buio».
Giada ZandonÃ
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