L’associazione Erika di San Giorgio in Bosco ha da poco tagliato il traguardo dei vent’anni di attività. L’onlus sostiene la solidarietà, soprattutto per l’infanzia, in più parti del mondo. Il nome è stato scelto per ricordare una ragazzina del posto, Erika Gazzola, morta nel 1995, a neppure 13 anni, per un incidente stradale. Fu proprio la pubblicazione e la diffusione di un libro di poesia e pensieri di Erika, “Inno alla vita”, che fece partire il lungo percorso benefico dell’associazione.
Un percorso che è stato scandito da numerose tappe. Dai primi contatti con la giornalista Franca Zambonini di Famiglia Cristiana e dell’imprenditore Angelo Ferro, che l’hanno fatta conoscere nel territorio nazionale, alla sua trasformazione in onlus nel 2004. Dall’avvio di un proprio periodico già nel 1999, attraverso cui divulgare la propria azione solidale e offrire ai donatori un resoconto di quanto fatto, alle soddisfazioni per i risultati ottenuti. Un percorso che è stato caratterizzato da alcuni passaggi. Innanzitutto la stretta collaborazione con tutto il mondo associativo e missionario sia del territorio che internazionale, per progetti affini e non solo.
Si potrebbe cominciare dal supporto a Barbara Hofmann fondatrice di Asem per il Mozambico, durante la sua convalescenza. Per passare al supporto al comitato sangiorgese Unamano per la Bosnia, con il quale sono state organizzate numerose iniziative di raccolta fondi. Senza dimenticare le istituzioni, in primis quelle del comune di riferimento (l’ex sindaco Leopoldo Marcolongo ne è socio da sempre). Poi, appunto, c’è stato il forte ruolo della comunicazione, concretizzatasi non soltanto con il giornalino, ma con patrocini di ogni tipo, anche in attività prettamente culturali come concerti, mostre d’arte e spettacoli.
E il tutto con la capacità di restare fortemente aggrappati ai temi d’attualità globale. Un esempio fu lo tsunami che devastò il Sudest asiatico nel 2004, o il rovinoso terremoto di Haiti nel 2010: entrambi tragici eventi a cui però fecero seguito interventi mirati a favore delle popolazioni colpite. Magari intitolando le opere realizzate a collaboratori e sostenitori scomparsi.
Con il bilancio consuntivo 2018 ha messo in cantiere progetti in 24 Paesi diversi, tra cui l’Italia, e il resto da tutto il mondo (Asia, America Latina, Africa, Oceania). Si tratti di scuole e scolarizzazione, pozzi per l’acqua potabile, aiuti sanitari, l’associazione Erika c’è sempre. «Eravamo partiti per promuovere l’educazione stradale viste le circostanze in cui era scomparsa Erika – spiega Isidoro Rossetto, presidente dell’associazione nonché insegnante di Erika alle elementari -. Quanto ci ha lasciato nei suoi scritti ci però ha indirizzato alla solidarietà tout court. E poi abbiamo messo assieme le nostre relazioni, costruendo reti per finanziare le diverse iniziative».