Per ogni cosa c’è il suo momento. Si legge nel libro del Qoèlet.
C’è un tempo della responsabilità e un tempo in cui passare il testimone. Così è anche nella guida di una testata giornalistica: una responsabilità a tempo che ha un inizio e una fine. È nelle cose. Anche per il nostro settimanale.
Dopo quasi 14 anni di guida de La Voce dei Berici è tempo di passare la responsabilità di condurre il giornale, a servizio innanzitutto della nostra Chiesa locale, al nuovo direttore, al quale desidero fare i più sinceri auguri di buon lavoro.
È un cambio concordato nella logica di un ripensamento della comunicazione diocesana che il vescovo Giuliano con i suoi collaboratori sta portando avanti.
Questi quasi tre lustri sono stati per me un tempo, per molti aspetti, privilegiato per il quale sento grande gratitudine innanzitutto verso Dio, verso i Vescovi con cui ho collaborato (Nosiglia, Pizziol e Brugnotto), e i Cda con cui ho operato. Ho potuto incontrare tantissime donne e uomini, anziani e giovani, raccogliere e raccontare storie di vita in cui riconoscere segni di bene, semi di speranza e il Signore che lavora con grande fedeltà. Avere la responsabilità del settimanale diocesano significa incrociare la vita delle comunità nelle sue molteplici espressioni. E questo dentro un cambiamento d’epoca, come dice papa Francesco con un’espressione che ho cercato di declinare di settimana in settimana attraverso le pagine del giornale. Abbiamo raccontato le fatiche di questo tempo che attraversa anche le comunità, le associazioni, gli oratori, con le molte incognite arrivateanche dalla pandemia. Ma nel girare, incontrare, intervistare, fotografare le situazioni più diverse abbiamo soprattutto raccolto tanta passione per la Chiesa, un sincero amore per il Signore, una dedizione notevole e una speranza che dobbiamo sapere alimentare anche attraverso le pagine del giornale.
Ho incontrato tanti laici consapevoli delle non facili sfide attuali, ma anche fi duciosi che il Padre non abbandona mai i suoi figli e disponibili, oggi più che mai, ad assumersi in prima persona responsabilitàassieme ai propri pastori.
Un grazie grande a ciascuno di loro e ai tanti preti, diaconi, religiosi e religiose per come ci sono stati accanto in questi anni certo non facili. Questi incroci di vite, di fede, di passione per la chiesa è uno dei doni che porto con me alla fine di questa esperienza professionale. La Chiesa ci è madre sempre e in questi anni lo abbiamo sperimentato e raccontato e oggi più che mai lo sento vero.
La nostra redazione è stata una sorta di piazza dove incontrare chiunque avesse qualcosa da dire, chiedere o proporre. Non sempre ci siamo riusciti come volevo e di questo mi scuso.
Ma mi sia consentito prima di congedarmi, di ringraziare le persone con cui, in questi 14 anni, ho vissuto l’avventura di uscire ogni 7 giorni con il giornale: grazie a Roberta e Maurizio Romio che presidiano la segreteria di redazione e l’amministrazione. Un grazie speciale a Marta Randon e Andrea Frison con i quali abbiamo pensato, costruito, rilanciato il giornale (anche via web) che arriva nelle vostre case. Grazie ai tanti collaboratori e grazie alla Rasotto Pubblicità con cui c’è stata un’intesa preziosa.
La mia gratitudine va soprattutto a voi lettori e lettrici, che avete condiviso questo intenso cammino, sicuro che ci saranno altre occasioni per continuare a esprimere la passione per questo tempo, rinnovando l’impegno che la Chiesa ci affida e cioè che “le gioie e i dolori, le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo’. Buon cammino!
Lauro Paoletto