Don Lino Smiderle guarda con orgoglio la vite piantata nel picco lo spiazzo di terreno di fronte alla canonica di Meledo. «L’ho piantata io, ogni tanto i parrocchiani scherzano, molti di loro sono viticoltori, e mi chiedono: “don, quando possiamo venire a vendemmiare� E io rispondo che quando l’uva è matura, chi vuole, può cibarsene».
Don Lino è arrivato a Meledo come amministratore parrocchiale nel 2018, l’anno successivo è diventato parroco dell’Unità pastorale che riunisce le comunità di Meledo, Monticello di Fara e Sarego. Il 7 agosto del 2024 ha compiuto 75 anni: «La settimana successiva ho scritto la lettera per chiedere di cessare dall’ufficio di parroco – racconta -. Nessuno è indispensabile». Da settembre quindi, don Lino sarà formalmente “in pensioneâ€. «Torno a Monte di Malo – spiega -, dove è originaria la mia famiglia anche se poi si è trasferita a Costozza.
La prima scintilla della vocazione l’ho avuta lì, grazie don Giacomo Bravo che girava per il paese in bicicletta, con la tonaca svolazzante come Terrence Hill in “Don Matteoâ€Â». Da quella prima scintilla passano comunque alcuni anni prima che il giovane decida di entrare in seminario. «La brace era rimasta viva sotto la cenere, così mi sono detto: perché no? Sono entrato in seminario in prima teologia».
Don Lino diventa prete il 19 marzo 1976, i primi incari chi li svolge a Magrè di Schio e poi a San Pietro, a Vicenza. Ma è la destinazione successiva a cambiargli la vita: «Nel 1989 sono diventato parroco di Merendaore, in Comune di Recoaro. All’inizio ho fatto molta fatica, a messa trovavo 6-7 fedeli. Tornavo a casa dai miei, a Costozza, e mi lamentavo. Loro però mi incoraggiano, mi dicevano che avrei trovato una strada. Così ho iniziato assieme agli abitanti a fare il fieno, a tagliare il bosco, a conoscere le malghe… Ho scoperto la vita di montagna, quella vera, dura ma semplice. Da lì è cambiato tutto e ho imparato tanto. Ogni domenica celebravo la messa all’aperto a Campogrosso, vicino al rifugio. Le Piccole dolomiti sono state la chiesa più bella in cui ho detto messa». Le tappe successive di don Lino sono poi state Piana di Valdagno, Madonna della Pace a Vicenza e, infine l’Up di Monticello, Meledo e Sarego. A Meledo l’ufficio di don Lino si affaccia sul vialetto che porta al parco giochi e ai campetti delle opere parrocchiali. Specie con la bella stagione, la porta dell’ufficio è sempre aperta. «Così vedo i ragazzi che passano e se hanno bisogno sanno che sono qui – dice don Lino -. Per me le relazioni sono sempre sta te fondamentali. Nelle persone, al di là del modo di fare o di parlare c’è sempre la richiesta di qualcosa di profondo, di importante e un prete deve mettersi a servizio di questa necessità . Farlo mi ha sempre appassionato. Ho sempre cercato di avere le porte aperte: se i problemi non si risolvono, almeno ascoltiamoli! E poi, solo se costruisci legami con le persone riesci a lavorare. È questo che ho imparato dalla vita i montagna. Ma la cosa più importante è appassionarsi, far sì che il Vangelo diventi vita».
Andrea Frison
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