La parrocchia di San Bonifacio non si accontenta di mettere i poveri al centro, li mette “in” centro, letteralmente. Nel comune dell’est veronese in Diocesi di Vicenza da 9 anni è attivo un progetto seguito dalla Caritas parrocchiale e che ha coinvolto an che il Comune per intervenire a sostegno di famiglie che si trovano in emergenza abitativa. A loro la parrocchia ha messo a disposizione 5 appartamenti di sua proprietà che si trovano in città, due di questi in pieno centro, a 50 metri dalla chiesa. «In questi anni – spiega Alberto Mosele, volontario di Caritas che segue il progetto – abbiamo seguito una ventina di famiglie, tutte che sono state soggette a sfratti per i motivi più disparati: perdita del lavoro, separazioni dal coniuge o malattie che non hanno più messo le famiglie nelle condizioni di reggere il costo di un affitto».
Tutto è nato dalla disponibilità degli immobili e dall’attività del Centro di ascolto Caritas che ha intercettato alcune situazioni problematiche. «Oltre all’alloggio – continua Mosele – abbiamo proposto dei percorsi di inserimento lavorativo che aiutassero le famiglie a rimettersi in piedi e a trovare un proprio alloggio in autonomia. A volte le cose non hanno funzionato, altre invece sì». Come nel caso di un uomo di 64 anni, italiano, che ha lasciato l’appartamento della parrocchia lo scorso maggio perché è riuscito ad inserirsi in un’azienda. Attualmente negli altri appartamenti sono ospitati una famiglia italiana, una indiana e una africana. «La cosa bella – conclude Mosele – è che in questi anni abbiamo conosciuto queste famiglie e instaurato con loro una relazione. Alcune frequentano la parrocchia.
Una delle cause delle emergenze abitative è anche la povertà relazionale, che colpisce soprattutto le donne immigrate, spesso abbandonate dal marito. Credo sia una bella testimonianza cristiana». E il fatto che alcuni di questi apparta menti siano in centro non è secondario: «La gente passa, sa che sono abitazioni della parrocchia e vede chi ci abita. Anche questo è un modo per sensibilizzare la comunità».
Andrea Frison
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