«Se le particelle di particolato nell’aria fossero rosse e si potessero vedere ad occhio nudo ci vestiremmo tutti da palombari» dice il dottor Francesco Bertola, presidente della sezione vicentina dell’associazione Medici per l’ambiente (Isde). Ma “finchè non vedo non credo, alzo le spalle, chissenefrega”. Siamo fatti così. Altro che San Tommaso.
L’aria che respiriamo a Vicenza è nociva. Fa male. Lo dice l’ultimo report di Legambiente “Mal’Aria di città ” e possiamo vederlo con i nostri occhi ogni giorno sul sito dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (Arpav), leggerlo sugli smartphone cercando l’AQI (Indice della qualità dell’aria) oppure consultando il sito europeo CAMS, Copernicus Atmosphere Monitoring Service. Lo sappiamo, ma facciamo finta di non esserne coscienti continuando la nostra vita come nulla fosse. Ma la notizia è un’altra ed è un pugno nello stomaco. Le polveri sottili che respiriamo contribuiscono a farci ammalare di tumore. Ce lo dice la scienza, in particolare gli ultimi studi pubblicati in Europa. «Soprattutto le polveri sottili identificate con PM 2,5, quindi con un diametro ancora minore rispetto alle PM10 (spiegazione nel box della pagina accanto), entrano nel nostro corpo e non raggiungono solo i polmoni, ma il sangue e tutti gli organi – spiega il dottor Renato Giaretta, specializzato in scienze dell’alimentazione, anche lui parte dell’Isde -. L’organismo individua in queste sostanze dei corpi estranei, il sistema immunitario si attiva e si crea uno stato infiammatorio. Se quest’ultimo diventa cronico è alla base di tutti i processi patologici più importanti: dalle malattie di tipo metabolico, ad esempio l’aumento del colesterolo, fino alle mutazioni genetiche, quindi alle neoplasie».
Gli organi più colpiti non sono i polmoni, ma il cuore e l’apparato cardiocircolatorio: «L’Organizzazione mondiale della sanità stima che il 34% dei decessi per ictus e il 27% dei decessi per malattie cardiache vadano attribuiti al particolato atmosferico» continua Giaretta.
Un team di ricercatori britannici, nel 2022, durante il Congresso della Società Europea di Oncologia a Parigi ha presentato uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica “Nature”, secondo il quale la prima causa del tumori ai polmoni dei non fumatori in Europa sono le polveri sottili. Dall’ultimo Congresso della European Society of clinical oncology (Esmo) a Madrid è emerso invece che il rischio del cancro alla mammella è aumentato del 28% nelle regioni in cui c’è maggior inquinamento da polveri sottili.
«Se nel bicchiere l’acqua è torbida non la tocchiamo, ma se è trasparente e contiene le stesse sostante velenose la beviamo senza problemi. Serve un cambio culturale drastico. Servono voglia di informarsi e di modificare i nostri stili di vita. C’è bisogno di uno scossone» continua il dottor Bertola.
«L’emergenza è gravissima – spiega Giaretta -.L’Europa ha già stimato i futuri malati, i morti e i costi sociali derivanti dall’inquinamento e ha abbassato i limiti di polveri sottili nell’aria, spinta dalle indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità ». Il limite di legge delle polveri sottili PM 10 oggi sono 50 microgrammi (µg) per metro cubo al giorno. Nell’ultima settimana a Vicenza e in qualche zona della provincia il livello oscillava tra i 50 e gli 80 µg/m3 e dagli 80 ai 100 µg/m3. Allerta rossa dunque.
«Ma la questione chiave sta nel PM 2,5, quindi nelle particelle più piccole – spiega Bertola -. L’Europa ha definito il limite a 25 microgrammi al giorno, ma l’Italia deve ancora recepirlo. L’Arpav non ha aggiornato i dati sul sito e , per quanto riguarda il PM2,5, Vicenza sembra “pulita”. Un grave errore che devia la percezione della comunità . L’assenza di un limite di legge in vigore non significa assenza di inquinamento».
Ma perché la nostra zona è così inquinata? «Il problema interessa tutta la Pianura Padana – spiega Giaretta -. C’è una bassa ventosità , non piove, c’è siccità e una concentrazione abitativa molto alta: tante case con il riscaldamento acceso e tante automobili che circolano. Nelle campagne, poi, ci sono allevamenti intensivi che producono ammoniaca che sale in atmosfera, si aggrega e crea le polveri sottili».
«Le persone devono essere informate perché se in alcune zone – le più inquinate a Vicenza sono i Ferrovieri, il quartiere Italia e San Felice – il livello raggiunge i 120 µg/m3 la sera non bisogna andare a correre, non è salutare» sottolinea il medico.
Bisogna aumentare la conoscenza, muovere le coscienze si diceva: «L’inquinamento è strettamente legato al benessere economico – spiega Francesco Bertola -, lo sviluppo industriale ha prodotto sempre più inquinamento. A noi ambientalisti dicono che vogliamo tornare all’età della pietra, ma non è vero. La verità è che lo strabenessere economico non è sinonimo di benessere sanitario. Anzi. Bisogna conoscere quello che non si vede. Servono un po’ di fatica e sacrificio. Piace a tutti dire “ma, cosa vuoi che sia un po’ di polvere nell’aria”. C’è in ballo la salute dei nostri figli, nipoti e pronipoti. Dobbiamo usare la bicicletta, camminare, utilizzare i mezzi pubblici». Ognuno di noi deve cominciare a rinunciare a qualcosa.
Servono azioni forti, mirate da parte delle amministrazioni comunali, della Regione e del Governo centrale: piste ciclabili capillari, mezzi di trasporto pubblico efficienti, divieti pesanti. «Servono politici illuminati, impopolari e coraggiosi. Pensi a che cosa è riuscito a fare il ministro Girolamo Sirchia, medico, con il fumo. Ci sono voluti tempo, fatica, ma ha fatto la rivoluzione. Oggi lo ringraziamo tutti» afferma Monica Toffanetto, già medico di famiglia e socia dell’Isde.
«La cittadinanza va informata, un’azione utile sarebbe installare le colonnine che segnano il livello di PM 10 e 2,5 nell’aria. In alcune città d’Italia ci sono» continua il dottor Bertola. «Le amministrazioni devono decidere se continuare a soffocare oppure no. Ottima la scelta di Bologna di portare il limite delle auto a 30 km/h».
Nei giorni in cui il nostro giornale va in stampa danno pioggia. Tiriamo il fiato? «Con l’acqua dal cielo i livelli di polveri sottili si abbassano, ma il particolato non sparisce. Scende a terra, entra nelle piante, nelle colture, raggiunge le falde. Quello che non respiriamo lo ingeriamo» conclude Bertola.
Marta Randon