Essere artigiano non è solo un mestiere: è creare valore con le mani, responsabilità verso le persone, cultura del fare. Ne è prova Gualfrando Velo, parrucchiere vicentino che a 80 anni conta 65 anni di attività tra tagli, forbici e pettine. Lavora ancora, solo su appuntamento, nel suo salone di via Busa San Michele, lo stesso da 41 anni: «Taglio i capelli ai clienti storici, poi ai loro figli, in alcuni casi sono arrivato alla terza generazione», racconta.
Figlio d’arte, il padre Giobatta “Aristide” Velo lavorava in piazza dei Signori, Gualfrando ha vissuto tutte le stagioni dell’acconciatura: dai “cappelloni” dei Beatles alla sartoria di tagli e texture di oggi. Maestro acconciatore, ha studiato tra accademie internazionali e Anam, diventando maestro d’arte e insegnante. Con il padre ha fondato il Cavam a Vicenza, dove ha formato per 25 anni generazioni di professionisti: «Il nostro è un lavoro di arte e relazione. Si cura l’estetica, ma anche la persona: a volte siamo “confessori” moderni, ma dietro c’è un punto fermo: senza aggiornamento un parrucchiere è finito». La sua storia è intrecciata da sempre a Confartigianato Vicenza: «Mio padre fu tra i promotori dell’associazione. Io ho sempre respirato Confartigianato prima a casa e poi accanto al banco di lavoro».
Velo è stato presidente del mandamento acconciatori per 25 anni, provinciale e poi regionale e infine ai vertici nazionali della categoria, oltre a vicepresidente della Camera Italiana della acconciatura: «Confartigianato è un sindacato d’impresa: difende l’identità degli artigiani e li fa crescere nella legalità e nella qualità». Tra le battaglie di cui va fiero, la spinta decisiva alla legge nazionale su acconciatura ed estetica, che ha introdotto la “patente di mestiere”: percorsi obbligatori di formazione, tirocinio e esame per aprire un salone: «Ho lavorato molto per il settore, anche accanto al funzionario Pierluigi Dal Lago, compagno di strada nella formazione e nella legalità». C’è infatti anche il rovescio della medaglia: «L’abusivismo resta una piaga. Danneggia chi investe in regole, igiene, sicurezza. Serve vigilanza, ma soprattutto educazione: bisogna spiegare perché la professionalità ha un valore. oggi come un tempo, l’orgoglio di un artigiano è misurarsi, migliorare, condividere».
Cos’è, in fondo, essere artigiano? «Creatività e indipendenza. Significa progettare su ogni volto una soluzione unica, con tecnica, gusto e responsabilità». E un augurio va agli 80 anni di Confartigianato: «Non abbassare mai la guardia sulla formazione: è la nostra carta vincente. Puntiamo su qualità, sicurezza e capacità creative. Anche in tempi difficili, gli artigiani sanno fare cose che spesso l’industria non può: sono il motore silenzioso che tiene insieme territorio, lavoro e persone».
di Giada Zandonà
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