Editoriali

Semel scout, semper scout

“Con l’aiuto di Dio, prometto sul mio onore di fare del mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio Paese, per aiutare gli altri in ogni circostanza e per osservare la Legge Scout”. Sono le parole solenni della Promessa che ogni scout pronuncia dopo un periodo iniziale di conoscenza del movimento fondato nel 1907 nell’isola di Brownsea da Lord Robert Baden-Powell. Da allora lo scoutismo si è diffuso in tutto il mondo divenendo esperienza di crescita e di formazione per centinaia di migliaia di ragazzi e di ragazze e dando vita a moltissime associazioni, tra cui, in Italia, all’AGESCI, le guide e gli scout cattolici che proprio in questi giorni nella nostra diocesi celebrano, con una grande festa unitaria, i loro primi 50 anni di vita.

Cresciuto più vicino all’Azione Cattolica, sono arrivato relativamente tardi allo scoutismo e, pur avendone fatto un’esperienza limitata al periodo di formazione in Seminario, ne conservo un ricordo davvero bello e indelebile. 
A vent’anni pronunciai emozionato la formula della Promessa assieme ai lupetti del Vicenza 9 (mentre già da qualche tempo come seminarista affiancavo i capi del branco) e come dimenticare il timore provato, un paio di anni dopo, nel saltare il fuoco del falò serale durante un’uscita con il Reparto Lonigo 1° – Sant’Attilio per ricevere il totem, detto anche “nome di caccia”?

La parola scout in inglese indica “una persona mandata in ricognizione”. Quindi, potremmo dire, gli scout insegnano ai ragazzi a vivere con lo spirito dell’esploratore la meravigliosa avventura della vita. Piedi in cammino, occhi aperti, mani operose, cuore generoso. Per rendersene conto basta considerare in cosa consista la “Legge” che ogni scout si impegna ad osservare, dal momento della Promessa e per tutta la vita (perché, come recita l’adagio ricalcato su un antico motto latino, semel scout, semper scout). Si tratta di uno speciale decalogo, formulato dallo stesso Baden-Powell e giunto, con qualche aggiustamento, fino a noi oggi. Significativo, dal punto di vista pedagogico, è che tale Legge, che potrebbe essere definita anche la “regola di vita” dello scout, è sempre espressa in chiave positiva (lo scout è, lo scout fa) e mai attraverso proibizioni o divieti.

Nell’enunciazione adottata dall’AGESCI, gli scout “pongono il loro onore nel meritare fiducia; sono leali; si rendono utili e aiutano gli altri; sono amici di tutti e fratelli di ogni altra Guida e Scout; sono cortesi; amano e rispettano la natura; sanno obbedire; sorridono e cantano anche nelle difficoltà; sono laboriosi ed economi; sono puri di pensieri, parole ed azioni”. I valori espressi non hanno una connotazione dichiaratamente religiosa, eppure richiamano le Beatitudini, la carta d’identità del cristiano, e mostrano il volto più bello dell’umanità, quello che fiorisce a contatto con ciò che vi è di più autentico e nobile. Si parla di onore e di lealtà, di amicizia e di fraternità, di gentilezza (detta cortesia) e di laboriosità, di sobrietà e di purezza di cuore.

E poi vi sono quei tre impegni che portano a guardare ai ragazzi e alle ragazze in camicia azzurra e fazzolettone con simpatia e speranza: la disponibilità all’aiuto di chiunque si trovi nel bisogno (che si concretizza per i ragazzi nell’impegno alla Buona Azione quotidiana), l’amore per la natura (in cui rintracciano l’opera di Dio) e infine quell’invito – che assomiglia tanto alla “perfetta letizia” francescana – a cantare e sorridere anche nei momenti più complicati e difficili, perché “non esiste buono o cattivo tempo (non solo atmosferico), ma solo buono o cattivo equipaggiamento” e l’importante, per esplorare la vita, è essere equipaggiati sempre di altruismo, fiducia e buonumore. E allora vi ringraziamo cari amici scout e vi auguriamo di poter fare ancora tanta buona strada insieme!

Alessio Graziani

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