«Voglio incontrare e conoscere il mondo dei giovani d’oggi. Desidero ascoltare le loro voci, le loro sensibilità, la loro fede e anche i loro dubbi e le loro critiche». Così il Vescovo Beniamino, nell’intervista natalizia rilasciata al nostro settimanale, parlando del Sinodo dei Vescovi sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale, in programma dal 3 al 28 ottobre 2018. Il desiderio del Vescovo Beniamino, avrà modo di realizzarsi il 12 e il 13 gennaio prossimi, con il primo dei dieci incontri inter vicariali durante i quali il vescovo incontrerà i giovani per un momento di preghiera, il venerdì, e di dialogo, il sabato. Il primo appuntamento coinvolgerà i vicariati di Camisano, Piazzola sul Brenta e Fontaniva. Venerdì 12 gennaio la chiesa di San Pietro in Gu ospiterà la veglia, mentre sabato 13, alle 20.30, il patronato di Torri di Quartesolo ospiterà il confronto tra i giovani e il Vescovo, al quale seguirà un momento di festa.

«C’è molta curiosità»
«Siamo la prima zona che incontrerà il Vescovo, c’è molta curiosità», dice don Fabio Piva, vicario parrocchiale di Torri di Quartesolo e referente per la pastorale giovanile del vicariato di Camisano. «Nei giorni scorsi – prosegue don Fabio – abbiamo raccolto i “nodi” emersi durante gli incontri tra i consigli pastorali e i giovani, per proporli durante l’incontro del 13 gennaio. Sono emersi il bisogno di “spazi”, fisici e non solo, da parte del mondo giovanile e quello di gruppi significativi per crescere personalmente. Chi frequenta le parrocchie sa cos’è il Sinodo ed è preparato all’incontro con il Vescovo. Ma la vera sfida sarà coinvolgere quei giovani che la parrocchia non la frequentano. D’altronde, lo stesso Papa Francesco ha detto di voler dialogare con tutti i giovani, anche quelli lontani dalle parrocchie e i non credenti».

Voglia di protagonismo
«Per raggiungere questo obiettivo occorrerà che gli adulti facciano un passo indietro». La pensa così suor Anna Visonà, dorotea e insegnante, impegnata con il centro diocesano vocazioni e residente e Lerino, dove collabora con la pastorale giovanile vicariale. «Toccherà ai giovani individuare le modalità per coinvolgere i loro coetanei distanti dalla Chiesa. Noi adulti rischiamo di allontanarli ancora di più. Dovranno mettere in gioco fantasia e creatività. E la loro testimonianza da attivare». Un punto sul quale concorda anche don Fabio Piva: «Io non incontro spesso giovani non credenti, perché il prete, normalmente, si muove in ambienti che questi giovani non frequentano. Occorre invece andare alle fermate degli autobus, nelle stazioni dei treni, nelle scuole… toccherà ai giovani questo compito».
«Tocca ai giovani individuare le modalità per coinvolgere i loro coetanei. Gli adulti dovranno fare un passo indietro»
La necessità di un nuovo protagonismo giovanile è emersa anche durante gli incontri con i consigli pastorali. «In molti giovani ho colto un desiderio di protagonismo – racconta suor Anna -, ma anche la difficoltà ad esprimerlo. In questo senso, il lavoro con i consigli pastorali è stato positivo. Il punto di incontro è stato “raccontarsi la propria fede”, tra giovani e adulti. I giovani hanno chiesto come gli adulti, alla loro età, hanno vissuto la loro ricerca di fede, mentre gli adulti hanno domandato che comunità desiderano e che testimonianza si aspettano da loro. È stato un dialogo nel quale ciascuno ha dato qualcosa all’altro».


